Talento, determinazione, impegno, resilienza. Queste sono solo alcune delle caratteristiche che un atleta deve avere. E la nostra Mara Navarria di resilienza ne ha avuta da vendere, perché dopo la mancata qualificazione a Rio 2016 non ha mollato un fendente, non ha perso un affondo. Tutto per Tokyo 2020. La preparazione per i giochi olimpici giapponesi ha richiesto tanto sacrificio, tuttavia per Mara averla potuta preparare a casa propria, in Friuli, ha avuto un impatto positivo sul percorso di approccio alla sua olimpiade. L’amore e la presenza della famiglia, i paesaggi e l’aria di casa, hanno reso l’attesa senz’altro più dolce. Noi dalla televisione siamo abituati a vedere l’atleta che esprime la sua performance il giorno della gara, ma non siamo a conoscenza del microcosmo che c’è dietro quella partita, quel round, quell assalto. Ed è stata proprio la completa sinergia dello Staff di Mara che ha reso possibile la conquista di questa medaglia di bronzo: Andrea Lo Coco (preparatore fisico nonché marito della spadaccina), il Maestro Roberto Cirillo, Alessandro Vergendo (mental coach), la breath trainer Rosarita Gagliardi, lo staff medico e quello della comunicazione sono stati i co-protagonisti silenziosi di questo splendido traguardo. Lo slittamento dei giochi a causa della pandemia è stato un aspetto non di poco conto per la preparazione degli atleti. Ma la cosa più complicata da gestire a livello psicologico sono state le voci continue dell’annullamento della manifestazione. Mara non ha mai interrotto la sua preparazione ai giochi olimpici, nemmeno con il lockdown, durante il quale ha potuto allenarsi costantemente in giardino ed in casa con la sua dolce (e severa) metà, Andrea; la tecnologia le ha permesso di mantenere sempre stretti i contatti con tutto il suo team, ma Mara ci confessa come tornare finalmente in pedana ad allenarsi con Roberto Cirillo è stata una liberazione. Lentamente siamo tornati tutti ad una normalità quasi completa, e così anche Mara ha potuto riprendere la sua routine di allenamento, fatta di pedana, piscina e palestra. L’Esercito è stato sempre parte attiva in tutto il processo di preparazione alle olimpiadi, supportando la spadaccina e dandole modo di trovare la concentrazione corretta per esprimere la sua migliore performance sulla pedana di Tokyo 2020.
Oltre a numerose altre medaglie ottenute nella sua splendida carriera, nel palmarès di Mara Navarria si è aggiunta quest’estate la medaglia di bronzo olimpica per la spada a squadra, ma forse non tutti sanno che Mara è stata campionessa mondiale di spada e vincitrice della coppa del mondo nel 2018, raggiungendo così la vetta del ranking mondiale dopo esser già stata la numero uno a livello Juniores. Questi grandi traguardi sono stati frutto di un lungo percorso di maturazione e di cambiamenti: nel 2015 perde il suo Maestro, Oleg Puzanov, e l’anno dopo manca la qualificazione a Rio 2016. Queste ferite e la maternità le forniscono una nuova consapevolezza, così di tenacia e “cattiveria” agonistica agguanta l’oro mondiale ed i campionati del mondo nel 2018. L’olimpiade è comunque uno dei momenti più alti della carriera di un’atleta, se non il più alto in assoluto, ed è quindi sempre stato un obiettivo della spadaccina friulana. Dopo la
delusione della spada individuale Mara ha una seconda chance nella competizione a squadre e decide di non sprecarla. Ed è così che insieme a Rossella Fiamingo, Federica Isola e Alberta Santuccio centrano l’obiettivo del bronzo dopo un difficilissimo assalto contro la Cina, vinto per 23 a 21. In un paese a prevalenza calciofilo è difficilissimo per altri sport riuscire a trovare il loro spazio, non solamente in senso mediatico ma anche e soprattutto in senso economico. Per ottenere i risultati di Mara è necessario essere atleti a tempo pieno, e purtroppo con lo sport non è sempre facile portare a casa uno stipendio, in particolar modo ad inizio carriera o se, per vari motivi, non si riescono a raggiungere gli obiettivi che ci si era prefissati. Mara ci spiega come l’essere entrata nel Gruppo Sportivo dell’Esercito a vent’anni sia stato fondamentale per la sua crescita di atleta e non solo: poter contare sul supporto di un’arma permette ad un atleta di costruire il suo percorso di professionista e, nel caso di una donna, anche quello di madre. Da non trascurare anche che la carriera di un atleta non dura trenta o quarant’anni, ed anche per questo avere la possibilità, grazie ad un Gruppo Sportivo come quello dell’Esercito Italiano, di avere degli sbocchi professionali al termine della carriera sportiva è di fondamentale importanza. Per noi Italia le Olimpiadi di Tokyo 2020 sono state le più profittevoli di tutta la storia: con quaranta medaglie è record assoluto, mai nessuna delegazione era arrivata a tanto. Secondo Mara la coesione e il lavoro di squadra sono stati i punti di forza che hanno permesso questo straordinario risultato, risultato che per la friulana è solo un punto di partenza per lo sport italiano. Ed è con lo stesso sguardo rivolto al futuro che chiediamo alla spadaccina se avremo la possibilità di tifarla anche ad una Parigi 2024: ci rivela come in “cantiere” possa esserci un fratellino o una sorellina per il piccolo Samuele e che il clima di festa casalingo l’abbia (meritatamente e giustamente!!) fatta rilassare. È con l’arrivo di Settembre che Mara penserà in maniera più concreta alla prosecuzione della sua carriera, e noi non possiamo fare altro che augurarle il meglio per lei e per tutta la sua famiglia, sperando in cuor nostro di poterla vedere nuovamente su una pedana olimpica. Magari, perché no, una pedana d’oro!