La dispensa, è da sempre il mobile d’arredo destinato alle proviste, quel mobile decretato ai segreti culinari, molto esplicativo del carattere e delle peculiarità dello chef che vi è dietro. La dispensa si presenta come un luogo nel quale guardare, cercare, per attingere dai ripiani ai diversi prodotti, alle tante spezie, che portati in cucina sapranno dar vita a piatti unici, capaci di sprigionare tutto il sapore ed il profumo che li contraddistingue, facendo dire: “ma, questo proviene dalla tua dispensa?”.
Un’associazione di prodotti, scelte culinarie e capacità personali, che imprimono ad ogni piatto un qualcosa di chi li cucina, che identifica, tracciandone l’impronta, lasciandone la firma, e che spinge il cliente a ritornare, perché quella dispensa lo ha colpito, gli è piaciuta.
Un po’ a questa filosofia, si rifà lo chef Ambra Ventura, quando agli avventori del suo locale, Dispensa Fermi, situata nel quartiere Marconi, apre la sua dispensa, per mostrare con carattere e decisione, la sua cucina romana classica, impreziosita con qualche leggero tocco d’innovazione, che non la stravolge, ma le da una leggera spinta, toccando le giuste note del buon gusto. Ne sono un esempio, il tonnarello alla gricia con le pere, il tonnarello cacio pepe e lime, o la mezza manica all’amatriciana ubriaca. Piatti tipici, al cui interno il nuovo, ben si inserisce, amalgamandosi. La linea, poi, di Ambra, è quella di fare pochi piatti, ma fatti nel modo migliore, raggiungendo sempre alti livelli di qualità e precisione. Un connubio che ha fatto suo nel corso della sua formazione, conseguita con stage e tirocinio al fianco dello chef Dario Tornatore. Un importante momento della sua vita, che le ha permesso di carpire tutti i segreti del mestiere, realizzando a pieno quale fosse la sua strada e come la volesse perseguire, portandola ad oggi, dove sicura di sé, e sulle proprie gambe, ha aperto da pochissimo il suo ristorante Dispensa Fermi. Un progetto che sta muovendo i suoi primissimi passi, ma che sa già dove voler andare cercando di offrire un menù più semplice a pranzo, mentre più impegnativo a cena, puntando al più presto ad inserire tra le offerte, i dolci al piatto, un giusto fine pasto con cui concludere un gradevole percorso di degustazione.