Se si può essere tutto quello che si vuole, perché scegliere di indossare una sola – e banale – fac-cia? Fra genio e follia, del resto, la differenza è sottile, e tutto nasce sempre da una scintilla comune: quella del tempo. La vita stessa prende il via da un’esplosione che, travolgendoci con un’onda creativa, ci trascina in un mare di emozioni.
Questa la filosofia di Follis, ristorante a Fiumicino che, come il suo chef Daniel Celso, si divide fra due anime: una “living”, legata all’amore per la tradizione, e una “slowly”, innovativa e fuori dagli schemi. Per rappresentare questa dualità, la realtà propone ai propri ospiti due menù e due ambienti diversificati, curati nei massimi dettagli grazie all’ausilio dello studio di architettura Costa Group e resi possibile della gestione di tre intraprendenti tre soci nel campo della ristorazione (al momento a capo di varie realtà ristorative su Roma e dintorni).
La prima anima di Follis è Slowly, ristorante esclusivo e avvolgente. Si tratta di un ambiente lus-suoso e inconfondibile che, con un menù indimenticabile ed innovativo, sinuoso e accattivante come le anse del Tevere. I sapori d’avanguardia che propone si fondono alla cucina del territorio, con ingredienti stagionali che ne esaltano le sfumature e le tecniche innovative. Uscendo dagli schemi, Slowly riesce a andare oltre tutte le costrizioni della forma, inventando delle vere e proprie correnti di gusto. Per questa anima del ristorante, l’unico modo possibile di vivere il tempo è farlo senza limiti.
Living, invece, è un ristorante dove gustare la tradizione con piatti a base di pesce e vivere spazi dal retrò, fra intarsi e materiali del 900 in cui si mescolano rispetto e amore per il passato. Il menù riporta il cuore dei clienti ai piatti tipici di mare e terra, preparati con sapienza e arricchiti da innovative influenze contemporanee. Mangiare da Living significa gustare il tempo senza perderlo, avvicinandosi ad una proposta enogastronomica che ricorda la famiglia e il focolare, luoghi in cui riporre le più intime storie. Fra le proposte del menù, tartare di pescato, rapa rossa e misticanza selvatica; tagliatelle di seppia, lenticchie e arancia; entusiasmano poi i bocconi nudi e crudi del miglior pescato giornaliero. Per living, il tempo va assaporato.
A spiegare la dualità del ristorante la storia dello chef Daniel Celso, che da sempre ama congiunta-mente tradizione e innovazione. Nato a Roma da genitori romani, ha avuto la fortuna di vedere il suo percorso illuminato da una passione, quella per la cucina. Finiti gli studi come perito elettronico nel campo delle telecomunicazioni, infatti, si è accorto che quanto aveva studiato non faceva per lui. Ha così cominciato a mettere impegno nel fare ciò che amava fare di più a casa: mangiare e cucinare. Il suo primo approccio nel mondo della ristorazione è avvenuto per gioco, dunque, ma si è presto trasformato in un’opportunità: grazie ad una conoscenza del padre pavimentista, è entrato in contatto con una prima realtà di ristorazione – Villa Valente – in cui ha fatto tanta gavetta e sacrifici; ha poi incontrato il suo primo mentore Tommaso Pennestri, che gli ha trasmesso tutta la sua grande passione per questo lavoro.
L’amore per il proprio mestiere è cresciuto strada facendo, soprattutto fra i tanti lavori a contatto con la tradizione fra trattorie e osterie; ma la cucina di Celso vive anche di ancestrali ricordi d’infanzia: nonostante non abbia avuto modo di conoscerli per lungo tempo, il ricordo dei nonni è sempre vivo nella sua mente. Li racconta, ad esempio, quando preparavano gli spaghetti con la mollica fritta e il finocchietto. È proprio così, dice Daniele, che nel suo cuore è nata una prima pas-sione per la cucina, poi cresciuta a pieno con il lavoro. Per lui, infatti, l’impegno nel ristorazione non è affatto una fatica, ma una gioia: ama la propria attività, e non svolgerla per troppi giorni lo mette a disagio.
In definitiva, da Follis è possibile vivere momenti di esplosiva gioia e affetto che, accompagnati da sapori ancestrali, sanno richiamare alla mente e al cuore il sapore di casa; allo stesso modo, è possibile gettarsi nel mare creativo dell’innovazione, guardando al futuro con occhi sognanti.
Importantissima, infine, la qualità del servizio di sala, garantita dalla professionalità del maître Rafael Poter da Cruz e dal Direttore della struttura Mauro di Vilio.
In questo ristorante è possibile fare un vero e proprio viaggio attraverso le migliori tipicità regionali italiane, assaporandole anche rinnovate da qualche sfumatura internazionale. La formula propo-sta, in grado di rendere i piatti della tradizioni attuali e imperdibili, non può che essere vincente.