“Il forse è la parola più bella del vocabolario italiano, perchè apre delle possibilità non certezze, perchè non cerca la fine ma va verso l’infinito”.
Una massima valida per sempre, eppure declamata nel lontano 1800 dal giovane e sensibile poeta romantico Giacomo Leopardi.
Il genio di Recanati affidava all’infinito ogni suo sogno, speme, e velleità e nello stesso tempo si annegava, un forse ipotetico ma carico di aspettative. Un forse, che la bambina Orietta Mosca, si sussurrava nell’orecchio, quando prendendo in mano colori e matite piuttosto che bambole e giocattoli vari, diceva tra se e sè “vorrei diventare un artista”
Un artista del bello, un artista del bello puro, della creatività verginale che si esplica poi nell’atto conclusivo, un’ artista bambina.
La bambina muove i suoi passi incauti e nei suoi disegni si legge uno schizzo geniale un tratto decisivo, ma c’ è sempre il forse.
Il forse che una bambina è giusto che dica, è divenuto un si permanente ed eterno, un credere a lei e alle sue abilità oltre ai suoi sogni, grazie a mamma Giovanna, sua prima fan ed estimatrice, che l’ha fatta prontamente iscrivere al Liceo Artistico, segnando un destino che già dei fogli di carta stropicciati avevano tracciato. Orietta donna, ha poi diligentemente completato i suoi studi in decorazione, interior design e architettura d’interni diventando la professionista che è oggi.
La conoscenza del Premio Oscar per la scenografia Gianni Quaranta, l’ha ancor di più perfezionata in un mondo, quello della decorazione e del design, che non solo tra privati ma anche in importanti strutture alberghiere, resort, in Kenya per citare alcuni, hanno fatto del suo nome un sinonimo di eccellenza, qualità e professionalità.
Oggi Orietta grazie ad un team di professionisti dialoga ogni giorno con l’arte, con l’infinito e crea non solo degli interni unici esclusivi, ma osserva e ascolta le aspettative del cliente con i suoi occhi, percependoli ancor prima, fotografandoli nella sua retina e nella sua mente; il risultato finale è pura bellezza, pura armonia, puro decoro. Il bello per Orietta è un bello soggettivo, che esce dai canoni di quiete grandezza o nobile semplicità per citare il grande storico tedesco Johann Joachim Winckelmann autore del fondamentale saggio Pensieri sull’imitazione delle opere greche nella pittura e nella scultura, che declamava la sua concenzione del bello.
Il bello per lei è un bello che appartiene all’animo di chi osserva o di chi crea, e che plasma e tira fuori un quid, un perchè, uno spirito, un soffio, di modo che l’opera diventi vivente, e dialoghi con la sua bellezza. Come la profondità del mare che resta sempre immobile per quanto agitata ne sia la superficie, l’espressione delle figure greche, per quanto agitate da passioni, mostrano sempre un’anima grande e posata; questa è pura bellezza, pura arte.
Nei suoi lavori vi è un attento studio di forme colori, perchè ogni creazione si possa leggere come uno spartito musicale, in pura armonia e dove il cliente respira il suo essere e la sua anima; gli interni da lei ristrutturati e arredati, sono tutt’ora esplosioni di linee che si inseguono e si abbracciano, come i colori che hanno uno stile comune.
Dal trompe l’oeil, alle dorature, e patinature parietali, passando per le grisailles, grottesche, decorazione parietale con patine antiche e moderne, decorazione del mobile e elementi d’arredo, tutto nelle mani di Orietta è arte pura e alla fine diviene racconto, vita.
Oggi divenuta una professionista importante in Italia e all’estero, donna, madre di una giovane e talentuosa fotografa Ginevra, Orietta sogna di affermare sempre il suo brand e di dare la sua conoscenza ad altri perchè venga tramandato il sapere e il saper fare.
Quel forse della bambina è divenuta oggi certezza, quel foglio di carta è divenuto il suo marchio, il suo sogno è divenuto il suo presente e il suo domani. E come sosteneva la scrittrice Alda Merini, Orietta ha cercato il suo tesoro in fondo all’anima, all’anima di chi sa parlare con i silenzi, solo interrotti dal si di mamma Giovanna.