Siamo al centro di una delle strade più antiche di Roma, circondati da gallerie d’arte, atelier e botteghe artigianali. Nella bellezza silente di via di Ripetta, ogni edificio sembra avere qualcosa da raccontare. Un romanzo antologico, stratificato nei secoli e testimone della continua evoluzione della società italiana, con protagonisti gli artisti e i loro capolavori.
Il maestoso complesso architettonico, ricavato all’interno di un convento del 1600, è stato restaurato da uno dei più importanti architetti italiani del XX secolo, Luigi Moretti. Egli ha saputo trovare un connubio tra storia e innovazione, preservando i tratti sobri ed essenziali del palazzo, ma reinventando i suoi interni con forme curve e aggraziate. L’albergo è però solo l’ultima incarnazione dell’edificio, che fu per secoli uno dei principali conservatori per “zitelle” della città.
L’allora Conservatorio della Divina Provvidenza nasce nel 1672, quando Don Francesco Paparetti riunì alcune povere ragazze di strada offrendo loro un tetto protettivo, nell’ottica di provvedere al loro matrimonio o iniziarle alla vita monastica. Sotto l’ala di Papa Innocenzo XI l’istituto fiorì e continuò ad ospitare le fanciulle per secoli, trasformandosi nel 1861 in un educandato femminile. L’influenza del pontefice è tuttora immanente nella forma di un mezzo busto marmoreo, gelosamente custodito tra gli affreschi di Giacomo Triga nella Sala Bernini, all’epoca chiesa del convento. Dopo di lui, numerosi Papi e aristocratici hanno proseguito a proteggere e finanziare la struttura per la sua nobile funzione salvifica.
Il Conservatorio diventa presto un’istituzione, un luogo di accoglienza in cui generazioni di donne hanno trovato aiuto, protezione ed istruzione. È facile immaginare i corridoi riempiti dal suono della campanella e dal vociare delle studentesse, le classi dedicate allo studio e ai lavori artigianali, come la cucitura di guanti e il ricamo. Le “zitelle”, cuore pulsante del palazzo, vengono addirittura ritratte in affreschi di arte sacra, che celebrano la loro devozione e i diversi ruoli sociali che ricoprivano nella comunità, dalle scolare più giovani alle novizie loro insegnanti, dalle abili, instancabili artigiane, alle sagge anziane.
Dopo aver corso il rischio nel 1870 di essere trasformato in caserma, nel 1876 l’edificio trova nuova veste come convitto sotto la direzione delle suore di S.Dorotea, ospitando studentesse delle università e della vicina accademia d’arte. Durante la dittatura fascista, il Conservatorio diventa luogo di rifugio per numerosi ebrei, salvati dal coraggio provvidenziale delle monache. Nel dopoguerra, le suore del Preziosissimo Sangue prendono in mano il convitto, foggia nella quale è sopravvissuto fino al 1961.
Oggi la custodia di questo luogo prezioso è passata allo staff di Palazzo Ripetta, sotto la guida attenta del CEO Giacomo Crisci e della Hotel Manager Cristina
Baldi, che prosegue la tradizionale gestione al femminile della struttura. Ispirata dalle innumerevoli figure eroiche che l’hanno preceduta, Cristina si fa portavoce e anima del Palazzo, preserva la sua atmosfera umile ed elegante al contempo, condivide con gli ospiti tutto il fascino delle sue sale e opere d’arte.
Un soggiorno a Palazzo Ripetta include infatti ben più che le comodità degne di un hotel di classe. Un’intera collezione di opere contemporanee, tra pittura, scultura e architettura, si alterna agli antichi affreschi e marmi in un’esperienza unica. Il risultato è un museo che non va visitato, ma vissuto. Nata dalla passione dei proprietari per la cultura e il bello, la collezione sfoggia reperti archeologici romani, come il sarcofago adibito a fontana posto al centro del chiostro, e grandi firme dell’arte contemporanea italiana. Gli ospiti potranno ammirare le visioni metalliche di Lorenzetti e Sinisca, le tele ruvide e materiche di Burri e Scialoja, le geometrie naturali di Liberatore. Tra tutte, torreggia l’iconica Sfera bronzea di Arnaldo Pomodoro, che induce lo spettatore a superare la superficie uniforme della realtà per indagare i suoi complessi meccanismi viscerali.
L’imponenza dell’Impero Romano incontra l’irruenza del ‘900, l’arte sacra rinascimentale e neoclassica incrociano le linee sinuose della contemporaneità. Palazzo di Ripetta immerge i suoi ospiti in un ambiente onirico ed eterno, in cui lo sguardo riesce a cogliere qualcosa di più profondo, che accomuna gli uomini evadendo i loro confini materiali e temporali.