Sam Durant– La stessa storia.L’ordine e il caos

sam durant 1Qual è la vera funzione dell’arte? Certo è quella di stupire, di testimoniare la grandezza dell’intelletto umano, di esprimere e donare emozioni irripetibili. Ma il suo scopo non è forse anche quello di svegliare le coscienze e porre questioni importanti? La risposta è chiara ed evidente nell’opera di molti artisti, cosiddetti impegnati e lo è anche in quella di Sam Durant. Statunitense di Seattle, classe 1961, la sua ricerca si è concentrata, lungo l’arco di tutta la sua carriera, sui temi e gli avvenimenti socio-politici ed economici più controversi, con una particolare attenzione ai “suoi” Stati Uniti. I diritti civili dei popoli, delle minoranze razziali, religiose e ideologiche, i loro modi di espressione e il loro contributo alla cultura americana, i sistemi e i meccanismi dei governi democratici e gli assetti geopolitici, insieme alle strutture micro e macroeconomiche sono gli aspetti che l’arte di Durant mette in evidenza. Nella mostra, con la quale il MACRO fino al 1° settembre rende omaggio all’artista americano, c’è inoltre un particolare interesse al movimento anarchico italiano, attivo sul finire del XIX secolo, e agli atti di ribellione ad esso legati. Attraverso la provocazione, Durant pone l’accento sui processi tipici della democrazia di tipo occidentale, che garantisce libertà di parola e di dissenso ma, al contempo, mette in guardia dalle forme degenerate di questa, spesso causa di anarchia e violenza. Nella prima sala sono esposte le opere su carta, tutte realizzate in grafite, che fanno parte del progetto nominato Upside Down Pastoral Scene, in cui l’artista affronta la questione razziale nella storia e nella cultura americane. L’idea per questo interessante lavoro parte dagli alberi rovesciati di Robert Smithson, che con la sua installazione mescolava principi biblico-filosofici (l’albero dell’Eden e l’albero della conoscenza illuminista) ad elementi tipici della cultura afroamericana. In essa l’albero è sinistramente legato al ricordo dei linciaggi, come canta Bille Holiday in Strange fruit, che ha fatto da colonna sonora alla realizzazione del progetto e rappresenta uno straordinario omaggio al contributo degli artisti afroamericani alla cultura made in USA. In altre opere, invece, appare spesso l’immagine del maiale, usata per rappresentare la figura dell’oppressore e mutuata dalle illustrazioni di Emory Douglas, i cui lavori apparivano sul Black Panther Party, settimanale legato al movimento rivoluzionario afroamericano delle Pantere Nere. Il maiale inoltre è un simbolo controverso nella comunità nera; esso è un cibo tipico delle cucine del sud del mondo, ma rigorosamente vietato nell’Islam. Nella seconda sala è ospitato l’omaggio al movimento anarchico italiano. In Look Back Wall (St.) Text, sam durantsu un enorme muro bianco è riprodotto il testo di un volantino anarchico, diffuso tra i segaci di Luigi Galleani. È molto interessante notare che il forte messaggio rivoluzionario, che spinge alla violenza e alla distruzione, sia scritto in caratteri identici a quelli usati dalla Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo, a voler sottolineare l’oppressione della finanza e il bisogno di ribellarsi ad essa. Segue la grande installazione Propaganda of the Deed, una serie di sculture marmoree, tra cui i busti di famosi anarchici, su cui spicca quello di Errico Malatesta, che passò gran parte della sua vita in prigione e fu amico di Michail Bakunin. Tutte le opere presentano i tratti del non finito, che rispecchia l’incompiutezza dei fini delle attività e delle azioni del movimento, ma testimoniano anche il grande rispetto di Durant per i tempi e i costi del progetto e per la manodopera nella produzione artistica. Nell’ultima parte della mostra sono esposti i progetti per la realizzazione di una fontana e un’interessante installazione dal titolo The Catastrophe of Libertaion. In essa Durant riflette sulla pena di morte e sulle sue implicazioni politiche e sociali, un argomento largamente discusso e controverso negli Stati Uniti, sul quale l’artista si è più volte espresso giudicando la pena capitale inefficace, oltre che inumana. Il lavoro è posto su un basamento di legno come quello usato per le forche, su di esso si poggia l’arredamento della sala d’attesa di un lussuoso ufficio. Questi elementi disorientano lo spettatore e accentuano la forza emotiva e razionale dell’opera. Un omaggio ad un movimento poco conosciuto in Italia, in un periodo in cui gli istinti rivoluzionari tornano ad affacciarsi. Oltre alla bellezza in questa mostra c’è la riflessione.

 

Box informazioni:

Sam Durant – La stessa storia
Macro Sala Bianca – via Nizza, 138
dal 23 aprile al 1° settembre 2013
Info: tel. 06 671070400
www.museomacro.org

 

Patrizio Pitzalis

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