“Una rosa nel deserto”, questa la frase di presentazione che appare nel profilo Facebook non ufficiale della first lady siriana Asma al-Assad, moglie di Bashar. Nata a Londra nel 1975 da genitori siriani di fede islamica sunnita, è cresciuta nel distretto di Acton, dove è anche andata a scuola, per poi frequentare una college privato femminile. Emma, questo il nome con cui si faceva chiamare in città, dopo la laurea in informatica, ha lavorato presso la J.P. Morgan e sempre a Londra ha conosciuto Bashar, che si trovava lì a studiare oculistica. Dopo la morte del padre di quest’ultimo, Hafez al-Assad, i due sono convolati a nozze, facendo ritorno in Siria e lì stabilendosi, lui in veste di Presidente, lei di First Lady occidentalizzata, tanto da essere definita “la Lady D del mondo arabo”. Almeno fino al 2012, anno dell’inizio della guerra civile, l’immagine pubblica di Asma era impeccabile, soprattutto se pensiamo al ruolo attivo svolto nel programma di riforme sociali e di lotta alla povertà portato avanti nel paese d’origine di suo marito e più in generale nel tentativo di modernizzazione dell’allora forma di governo. Obiettivi che ad oggi risultano ampiamente asfaltati e dimenticati vista la situazione in cui imperversa la Siria. Lady al-Assad aveva attirato l’attenzione di importanti riviste quali Vogue ed Elle, anche per la sua eleganza e predilezione per i capi di alta moda, vezzo piuttosto diffuso tra le mogli dei leader arabi. Con lo scoppio della guerra la sua reputazione nei paesi occidentali è improvvisamente cambiata: oggi è la moglie connivente del Presidente, che ha compiuto stragi, provocato la morte di oltre 100mila persone e utilizzato i gas sulla sua popolazione. Secondo le notizie riportate da fonti che non siamo in grado di considerare totalmente attendibili, Asma sarebbe nascosta in un lussuoso bunker anti-missile di Damasco, da cui non uscirebbe mai. Sopperirebbe intanto al suo isolamento e alla sua inquietudine attraverso acquisti di lusso e spese sfrenate. Basta effettuare però l’accesso sul social network di Zukerberg, per scovare alcuni scatti che testimoniano una versione diversa dei fatti. Vediamo un Asma in pose composte ed eleganti mentre aiuta la sua gente, l’abbraccia, si unisce ad essa nella preparazione del cibo. E poi ancora foto in cui sorride accanto a delle giovani ragazze dedite allo studio, che hanno ricevuto premi per loro bravura. Una donna che si divide tra l’emergenza e la regolare vita di palazzo, o, stando alle fonti prima citate, di bunker. Ma come possiamo evitare di pensare che dietro queste immagini così esemplari, non si nascondano niente meno che i gangli della propaganda di regime? Non è infatti da escludere che sia tutto costruito ad hoc per dimostrare al mondo che la vita degli Assad procede alla grande. Ayman Abdel Nour, un ex consigliere del marito, ha in effetti tutt’altra opinione sulla première femme siriana, che ha rivelato al Daily Mail: “Asma vive al centro di una corte di pazzi e continua a vedersi come una rispettabile moglie di un presidente. E’ una persona “senza cuore, ossessionata dal look e dall’essere chic, che continua a vivere nel lusso più sfrenato”. Ha fatto molto discutere ultimamente una foto diffusa dai media in cui Asma serve dei pasti durante una cena per poveri, indossando al polso un Jawbone Up, ovvero un braccialetto made in USA, in grado di registrare e monitorare l’attività fisica del nostro corpo, calorie per caloria. Prezzo 129 dollari. Insomma un oggetto ottimale per chi è fissato con la linea e decisamente poco adatto per aiutare gente che invece il cibo non lo rifiuterebbe per nessun motivo al mondo. Qual è dunque la vera anima di Asma? Donna caritatevole o semplicemente donna dalle mani bucate? Forse non sapremo mai dove sta la verità e certamente non possiamo basarci sui contenuti della sua pagina fan di Facebook.
Silvia Di Pasquale