Le dimissioni dal ruolo di direttore creativo di Louis Vuitton, la fine della storia d’amore con l’attore brasiliano Harry Louis, la promessa di dedicarsi interamente alle sue linee eponime stanno riportando in auge la figura di Marc Jacobs. E’ giunto il momento di conoscere più da vicino questo designer che fa immancabilmente parlare di sé, per il suo talento e anche per la sua turbolenta vita privata. New York gli dà i natali 50 anni fa il 9 Aprile del 1963. Frequenta prima la High School of Art and Design e successivamente la prestigiosa Parsons School of Design, alla quale accede nel 1981. Dopo 5 anni, nasce la prima collezione che porta il suo nome e in quel periodo si consolida la collaborazione con Robert Duffy. La Jacobs Duffy vanta un successo dietro l’altro fino ad oggi. Il Perry Ellis Award, prestigioso riconoscimento del Consiglio dei Fashion Designer d’America (CFDA), arriva nel 1987: si tratta – secondo molti – di un premio più che meritato visto il suo indiscusso talento. Dieci anni dopo, nel 1997, Marc Jacobs prende il timone di Louis Vuitton, un sodalizio durato 16 anni e conclusosi appena qualche giorno fa. Attento alle contaminazioni culturali tra moda e arte, ha aperto la maison al mondo del pret-a-porter con risultati davvero lusinghieri, spingendola ad intraprendere collaborazioni eccellenti con vari artisti contemporanei, tra cui Takashi Murakami. Rivoluzionario, Marc Jacobs dispone di un inesauribile estro creativo che sembra non venire mai meno ed anzi si conferma collezione dopo collezione. La sua vita è folle, caotica, una corsa contro il tempo. Ci sono tuttavia periodi interminabili, anche se non meno stressanti, in cui la ricerca di un nuovo mood, di una nuova idea, dello “start-up” per un nuovo progetto non approdano a nulla, riempiendolo di frustrazione. Successivamente però “la fatina buona dell’ispirazione” arriva, sussurrandogli l’idea giusta per un’altra collezione indimenticabile. Tra le creazioni più fantasiose ricordiamo una borsa patchwork da 36.000 dollari, realizzata in soli 20 esemplari e creata con diverse borse delle collezioni precedenti. Da Vuitton sono impazzite sarte e si sono rotte macchine e spezzati aghi di ogni genere. Ci sono stati anche i vestiti a strati e veli, quasi delle sculture, che hanno portato via ore di sonno ancora una volta alle sarte. Marc Jacobs aspira continuamente ad essere un artista ed ha come punti di riferimento i pittori e gli scultori del panorama contemporaneo americano ed estero. Osare e rompere gli schemi consolidati, ecco le due chiavi di volta della sua arte. I primi 50 anni di Marc Jacobs sono stati all’insegna del motto “Sesso e glamour vendono tutto”. La classifica del Time lo consacra fra i cento uomini più potenti della terra. La vita privata è altrettanto vivace. Nel 2011, lascia il marito, l’ex modello Lorenzo Martone. La settimana scorsa è arrivata la notizia della rottura con Harry Louis. Marc Jacobs non ha paura del trascorrere inesorabile del tempo, tant’è che ha dichiarato al Daily Telegraph: “La mia crisi di mezza età è andata avanti per 20 anni, ma io non la vedo come una crisi, piuttosto come un’avventura. Non sto comprando una Corvette o qualcosa di simile, sto solo facendo le mie cose. Il 50 è davvero solo un numero, non mi sento molto diverso da ieri o da 10 anni fa». Irriverente ha sempre saputo come sorprendere tutti, sia andando al Costume Institute Gala del Metropolitan Museum di New York in uno smoking di pizzo trasparente, sia al termine della New York Fashion Week quando si è congedato dal pubblico in pigiama, o infine quando per il lancio del profumo “Oh, Lola” ha fatto posare Dakota Fanning, appena maggiorenne, in una posa provocante con un’enorme bottiglia della fragranza fra le gambe. Ha fatto anche sfilare una modella a seno nudo, fino a quando è giunto anche per Marc il momento di spogliarsi, per uno spot per la Diet Coke. Ancora al Telegraph, parlando del suo rapporto coni media, ha dichiarato: “Mi piace l’attenzione devo essere onesto. Ci sono stati anni in cui non volevo avere niente a che fare con la stampa e non mi importava di apparire. Ora per far sì che possa godermi quell’attenzione devo essere me stesso e fare quello che voglio, anche se si tratta di indossare un vestito rosa o di pizzo o un gonnellino. Non lo faccio solo per avere attenzione, ma prima di tutto per me stesso, perché mi dà piacere”.
Pasquale Musella