Al MACRO è ospitato, in questi giorni e fino all’8 dicembre, la dodicesima edizione del Festival fotografico di Roma, di solito accolto nella sede di Testaccio ma quest’anno spostato nella sede centrale. Oltre ai canonici spazi espositivi del museo (Sala Enel, Project Room, V-tunnel), la mostra si espande anche nel Foyer, nell’Auditorium e nella Sala Cinema, allo scopo di creare un vero e proprio foro espositivo per presentare le opere e discutere di fotografia, uno dei linguaggi fondamentali dell’arte contemporanea. Il tema di questa edizione è la Vacatio, il vuoto inteso come assenza e sospensione, allo scopo di riflettere sul concetto di sottrazione, sulla specificità della disciplina fotografica e sui confini tra essa e le altre arti. Asciugare, restringere e rispettare l’individualità e il diritto alla solitudine; questi sono gli elementi su cui costruire una nuova poetica della fotografia, lavorando sulle singole individualità. In un momento di vuoto, anche istituzionale, è necessario evidenziare e combattere le assenze di oggi e di ieri, chiedendosi quanto la fotografia possa avventurarsi anche in territori non reali. Molti gli artisti italiani e stranieri, di fama internazionale o emergenti, ospitati all’interno dell’esposizione. A cominciare proprio dalla collettiva Vacatio che prende le mosse dal lavoro di Jeff Wall, che esalta la dimensione fisica della fotografia, riuscendo a far immaginare le scene succedutesi per millenni in un detereminato paesaggio, senza immortalarlo realmente sulla pellicola. Di grande interesse anche i ritratti di Guy Tillim che, come Gaugin, viaggia verso la Polinesia presentando dei lavori duri e spietati, anche se partiti da un intento puramente romantico-pittorico. A New Map of Italy, di Guido Guidi, seguace della neotopografia, ma distante dalla freddezza della scuola di Düsseldorf dalla quale si discosta, ci presenta una fotografia fatta di fede incrollabile e cieca nei confronti dell’obiettivo. A dispetto di tutte le dissertazioni filosofiche che mettono in dubbio la veridicità dell’immagine fotografica, Guidi dimostra che nessuna arte si accosta in maniera più intima alla realtà. Leo Rubinfien, altro artista in esposizione, vive con la sua famiglia a pochi passi dal Worid Trade Centre e, più di altri testimoni, ha avuto la possibilità di analizzare gli effetti catastrofici di tragedie come quelle dell’11 settembre 2001 e da questo studio è nato il suo lavoro Wounded Cities. In esso Rubinfien immortala i volti degli abitanti di città colpite dalla furia cieca del terrorismo evidenziandone le ferite più profonde, quelle psicologiche. Paolo Pellegrin, vero e proprio cittadino del mondo, cerca con la sua opera di penetrare la spessa coltre dell’osservazione superficiale per giungere all’essenza dei rapporti tra le guerre che egli documenta con la sua macchina e quelle che si combattono all’interno dell’uomo. Immortala il continente americano, la frontiera messicana in cerca della spiegazione di quella violenza che riempie il bisogno di controllare il mondo attraverso la ricerca spasmodica di controllo sul proprio territorio. La sua è la vacatio della legge e del diritto in un Paese, come gli USA, in cui si parla di esportazione della democrazia ma nel quale gran parte del territorio è in mano alle gang, alla violenza e alle armi, dove esistono il razzismo più becero, la segregazione e il potere è in mano alle lobbies. Un grande affresco contemporaneo, che ci mostra con crudezza i vuoti della nostra esistenza, forse con l’intento di aiutarci a riempirli.
Box informazoni:
FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma XII edizione. VACATIO
MACRO – Via Nizza, 138 Roma
dal 4 ottobre all’8 dicembre 2013
info: tel. 060608 (tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00) – 06 671070400
www.fotografiafestival.it www.museomacro.org www.zetema.it
Patrizio Pitzalis
