“La vita di Adele”: non solo una storia d'amore.

1dicC’è chi lo ha amato da subito, dalla prima inquadratura; e c’è chi lo ha criticato e ridimensionato, riducendolo ad una semplice storia d’amore fra due lesbiche e considerando che, se al posto di una delle due donne ci fosse stato un uomo, il tutto non avrebbe funzionato.
Certo è che “La vita di Adele”, nuovo film del tunisino Abdel Kechiche, non lascia indifferenti, in un verso o in un altro.
Per tre lunghe ore veniamo interamente coinvolti nella vita, nella crescita di Adele, studentessa dell’ultimo anno di liceo, che divora con gusto ed avidità ogni genere di cibo così come di libri.
La giovanissima, agli esordi delle sue esperienze relazionali, inizialmente si concede ad un giovane suo coetaneo ma presto capisce di essere attratta dalle donne, dando inizio ad una travolgente storia d’amore con una stravagante ragazza conosciuta per caso.
Per tre ore viviamo con Adele il suo dissidio interiore, i suoi desideri, i suoi sogni, le sue sofferenze: elementi essenziali che rendono umana e vera la protagonista e che vengono svelati magistralmente da una regia priva di psicologismi e artifici, contraddistinta da una rara, disarmante naturalezza.
Per tre ore siamo noi spettatori ad immedesimarci con Adele, condividendo ogni momento della sua intimità e della sua quotidianità, grazie a delle splendide e meticolose inquadrature che privilegiano i dettagli: assaggiamo con il suo stesso piacere e la medesima intensità i sapori dei cibi che mangia voracemente così come la passione che la porta ad amare per tante volte la sua donna sempre con lo stesso trasporto e ad inseguire e realizzare il suo sogno, quello di diventare un’insegnante e formare i bambini, i grandi del domani.
Infine, soffriamo con lei, vittime della vergogna e del pentimento del tradimento, in preda al desiderio puro che si frantuma di fronte alla fiducia negata, all’amore che non c’è più, alla consapevolezza di un tempo che oramai è passato, inesorabile, cancellando tutto.
Diverse le componenti essenziali del film: formazione, apprendimento, crescita interiore, rapporti, diversità, voglia di comprensione e di libertà in una società che detta dogmi e stereotipi. Ma soprattutto l’amore, quello che assorbe totalmente i giovanissimi, quello che nutre, acceca, sconvolge e colpisce, togliendo ogni forza, intensificando i ricordi ed il dolore, rendendo cruda e triste la realtà.
Uniche note negative, a mio avviso: anzitutto le scene di sesso, ampiamente criticate da molti, effettivamente troppo lunghe ed eccessive. Sarebbero bastati due minuti anziché dieci, così come sarebbe bastata una sola, intensa scena. Perché la passione, quando è carnale ed estrema, va raccontata con moderazione ed eleganza, altrimenti rischia di sfociare nel voyeurismo e nella volgarità fine a se stessa. In secondo luogo, alcune cesure narrative nel secondo capitolo del film: concentrato sugli sviluppi della storia d’amore di Adele, Kechiche si dimentica di sviluppare elementi importanti, presenti nella prima parte dell’opera, come ad esempio le relazioni della ragazza con i genitori e con le amiche, tutti ostili, chi in un modo, chi in un altro, nei confronti della “diversità”.
Tuttavia, se siete ancora titubanti circa l’andare o meno a vedere questo film, mettete da parte i pregiudizi e fatelo: il sentimento, la gestualità e la spontaneità delle attrici, in particolare quelle della sublime Adèle Exarchopolous, al suo primo film da protagonista, vi travolgeranno.

Michela Graziosi

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares