Gabriel García Márquez ha lasciato questo mondo. L’87enne scrittore colombiano, autore di “Cent’anni di solitudine”, era stato ricoverato fino a qualche giorno fa in una clinica messicana per colpa di una disidratazione e infezione alle vie respiratorie e urinarie. Le sue condizioni si sono poi aggravate, portandolo ieri alla morte nella sua casa di Città del Messico. Considerato un vero e proprio pilastro della letteratura sudamericana, Premio Nobel nel 1982, Márquez è ritenuto lo scrittore in lingua spagnola più popolare dopo Miguel de Cervantes, avendo raggiunto una fama letteraria che ha portato a paragoni con Mark Twain e Charles Dickens. “Mi è stato spesso detto dalla famiglia che ho cominciato a raccontare cose, storie e così via, quasi da quando sono nato (…) Persino da quando ho cominciato a parlare”, aveva detto una volta lo scrittore a un intervistatore. Alcuni suoi libri come “Cronaca di una morte annunciata”, “L’amore ai tempi del colera”, “Autunno del patriarca”, sono stati superati nelle vendite soltanto dalla Bibbia. “Cent’anni di solitudine” ha venduto 50 milioni di copie ed è stato tradotto in più di 25 lingue.Gabo, questo il suo soprannome, nacque il 6 marzo 1927 nella piccola città colombiana di Aracataca. Era il maggiore degli 11 figli di Luisa Santiaga Marquez e Gabriel Elijio Garcia, telegrafista e farmacista. Quest’ultimo ebbe almeno altri quattro figli fuori dal matrimonio. Subito dopo la nascita del futuro scrittore, i genitori lo lasciarono crescere dai nonni materni, trasferendosi a Barranquilla, dove il padre di García Márquez aprì una farmacia. Furono proprio i luoghi vissuti e calpestati in quegli anni a fornirgli materiale letterario che alimentò la sua poderosa narrativa, in cui per la prima volta molti sudamericani si riconobbero, considerando Márquez una voce autentica in grado di descrivere l’essenza e l’anima del continente in cui lui stesso era nato. Lavorò come reporter e critico cinematografico per il giornale El Espectador, che proprio oggi ricorda lo scrittore con un titolo a tutta pagina “Per sempre Gabriel”. García Márquez non fu però soltanto uno scrittore, ma anche un giornalista e un uomo politicamente impegnato, che raccontò importanti eventi storici del suo tempo come la Rivoluzione Cubana. Conobbe Che Guevara, lavorò (prima a Bogotà, poi a New York) per l’agenzia Prensa Latina, fondata da Jorge Ricardo Masetti e dallo stesso Castro, del quale divenne amico, sebbene specificò che la sua era più un’intesa intellettuale che politica. Era comunque accanto a lui all’Avana durante la messa del Papa nella storica visita pontificia del 1998. Si concesse una pausa creativa dalla sua attività come forma di protesta contro il regime dittatoriale di Pinochet in Cile. Fu simpatizzante del leader venezuelano Hugo Chávez, anche se non ne apprezzò tutte le iniziative.Infiniti i tweet di condoglianze inviati dagli utenti del social network, a partire da quello del presidente colombiano Juan Manuel Santos, che ha scritto: “Mille anni di solitudine e tristezza per la morte del più grande dei colombiani di tutti i tempi. Solidarietà e condoglianze a Gabo e la famiglia”. Obama ha invece così salutato lo scrittore: “Il mondo perde uno dei suoi più grandi scrittori visionari”. Anche la popolarissima cantante colombiana Shakira, che ha arricchito con tre brani scritti e interpretati appositamente la colonna sonora del film ispirato ad uno dei libri di Márquez, “L’amore ai tempi del colera”, ha ricordato il suo connazionale e amico con queste parole: “Caro Gabo, una volta mi hai detto che la vita non è quella che uno ha vissuto, bensì quella che uno ricorda e come la ricorda per raccontarla. La tua vita, caro Gabo, la ricorderemo come un regalo unico e irrepetibile, il più originale dei racconti”. Difficile immaginare chi sarà in grado di raccogliere l’eredità di uno scrittore del calibro di Gabriel García Márquez, che ha reso la sua vita stessa un continuum di spunti narrativi per chiunque si appresti a voler raccontare la significativa esistenza dello scrittore colombiano.
Silvia Di Pasquale