Abbiamo la possibilità di ospitare sulle pagine della nostra rivista una donna eccezionale, che ha lavorato alla stesura del libro sulla vita e l’opera di uno di più grandi attori italiani. Anna Procaccini è stata, per anni, la press agent e collaboratrice più stretta di Arnoldo Foà, fino alla sua scomparsa nel gennaio di quest’anno. Anna è stata anche la sua quarta moglie ma questo, per certi versi, è del tutto irrilevante perché il suo libro è ricco di passione ma anche di attenzione ai particolari e di precisione e ci restituisce pienamente l’immagine del grande mattatore ferrarese, negli aspetti noti al grande pubblico e in quelli più intimi e personali. Non c’è bisogno di riassumere la straordinaria carriera di Foà dagli anni Trenta a oggi, basti ricordare che in teatro ha lavorato con “mostri sacri” del calibro di Visconti, Sqaurzina, Ronconi e Streheler e ha interpretato classici immortali come La Pace di Aristofane, Diana e la Tuda di Pirandello, l’Otello di Verdi e Il Pipistrello di Strauss. Come a dire “Io, signori, sono il teatro” che poi è anche il titolo del libro della Procaccini (Io sono il teatro edito da Rubbettino). L’autrice ci propone il ritratto perfetto di un grandissimo artista che, come tutti i migliori, ha una personalità sfaccettata come un diamante e deve essere osservato da più parti per essere davvero compreso. Solitario, ironico, leggero e al contempo consapevole di cosa fosse il dolore, sia nel lavoro che nella vita privata, questo era Arnoldo Foà, che aveva conosciuto la discriminazione e la violenza quando, con la promulgazione delle leggi razziali in Italia, aveva dovuto abbandonare il Centro Sperimentale di Cinematografia perché proveniente da una famiglia di origini ebraiche, benché lui si fosse sempre dichiarato ateo. Il libro nasce tre anni fa ed è concepito come l’omaggio ad un monumento, simbolo dell’arte drammatica italiana; una persona al cui fianco era emozionante vivere vedendolo calcare le scene per oltre 70 anni e farlo con vigore e consapevolezza della propria grandezza fino a che le forze glielo hanno consentito, offrendo sempre tutto se stesso al pubblico. Un uomo e una attore moderno fino alle estreme conseguenze, fino ad essere incompreso e criticato, anche quando portava sulla scena i classici e lo faceva con la convinzione che la loro forza stia nell’essere senza tempo e attuali in qualsiasi epoca storica. Si introduceva nel personaggio e nella storia con totale dedizione, con rigore e tenacia ma soprattutto con amore viscerale. Abbiamo colto infine l’occasione di chiedere ad Anna Procaccini se oggi ci siano attori che possano essere considerati “eredi” di Foà e lei ha individuato in alcuni artisti, come Filippo Timi e Pierfrancesco Favino, la stessa feroce determinazione e lo stesso desiderio di prendere la vita e l’arte con un sorriso, che possedeva Arnoldo. È molto bello che la biografia definitiva di un grande artista sia stata confezionata da chi gli ha vissuto accanto per molti anni con una tale attenzione e passione.
Patrizio Pitzalis