ARTE TRANSATLANTICA Le collezioni di Solomon R. e Peggy Guggenheim in mostra a Firenze

Lo scorso 19 marzo, a Palazzo Strozzi a Firenze, è stata inaugurata la mostra Da Kandinsky a Pollock. La grande arte dei Guggenheim, che sarà visitabile fino al 24 luglio. L’evento, organizzato dalla Fondazione Palazzo Strozzi e The Solomon R. Guggenheim Foundation (New York, Venezia), raccoglie un centinaio di opere d’arte europee e statunitensi, realizzate tra gli anni ’20 e gli anni ’60 del XX secolo e appartenenti ai collezionisti Solomon e Peggy Guggenheim, figure entrambe fondamentali per la diffusione e lo sviluppo dell’arte del Novecento.

Nella prima delle nove sezioni del percorso, I Guggenheim e le loro collezioni, due fotografie fatte a New York, ritraggono, rispettivamente, la prima, Solomon, nel museo che porta il suo nome, la seconda, Peggy, nella sua galleria, denominata Art of this Century. Le opere esposte mettono in evidenza una diversità di gusti e dunque di raccolta: di tendenza astrattista quella di Solomon; più eterogenea quella di sua nipote, orientata verso una sempre nuova interazione fra tutte le Avanguardie. In particolare, al centro dell’interesse di Peggy è il rapporto fra le esperienze degli artisti europei emigrati in USA allo scoppio della II Guerra Mondiale e quelle intraprese, quasi di rimando ad esse, dai loro colleghi americani. A tale confronto è dedicata infatti la seconda sala, Europa-America. Il Surrealismo e la nascita delle nuove Avanguardie, ove compaiono opere di noti Surrealisti, ma anche di Marcel Duchamp, amico e consigliere di Peggy, e di espressionisti astratti come Arshile Gorky, William Baziotes, Adolph Gottlieb e Clyfford Still. Protagonista della terza sale è invece uno dei massimi esponenti dell’Action Painting, Jackson Pollock, al quale Peggy Guggenheim offrì, nel ’43, un contratto che gli consentì di dedicarsi esclusivamente all’arte. Realizzati fra il ’42 e il ’51, i dipinti di Pollock in mostra seguono lo sviluppo del suo lavoro a partire dagli esordi (di impronta picassiana e surrealista) alla stagione matura di opere quali Foresta incantata (1947), caratterizzate dalla tecnica del dripping. Anche nelle sezioni successive il filo conduttore continua ad essere la multiforme tendenza che domina l’arte dei decenni ’40 e ’50 del Novecento, tanto in America quanto in Europa. Espressionismo astratto presenta l’esperienza dei 18 artisti che l’“Herald Tribune” ribattezzò con l’appellativo di “Irascibili”, nome dovuto alla loro esclusione (per il carattere aggressivo delle loro opere) da una mostra di pittura americana contemporanea tenutasi, nel 1950, al Metropolitan Museum of Art. Di questi, oltre a quelli dello stesso Pollock e di Mark Rothko, figurano, nella collezione di Solomon, anche dipinti di Willem de Kooning e Hans Hofmann. L’Europa del dopoguerra illustra invece le simultanee tendenze astratte, con un particolare riferimento all’Art Brut di Jean Dubuffet e allo Spazialismo di Lucio Fontana, di cui meritano menzione particolare Concetto spaziale: Inferno e Concetto spaziale: Paradiso (1956). Non mancano tuttavia opere di altri artisti informali di spicco, quali Alberto Burri ed Emilio Vedova. La sesta area, intitolata Palazzo Venier dei Leoni: Peggy Guggenheim a Venezia, raccoglie gli oggetti di pregio collezionati da Peggy stessa, come  alcuni rayogrammi di Man Ray, le celebri scatole di Joseph Cornell, e le bottigliette e persino i quadri di Lawrence Vail (il suo primo marito). L’evoluzione dell’arte statunitense, divisa fra le campiture piatte e bidimensionali (Color Field) di Morris Louis e Helen Frankenthaler e il raffreddamento geometrico di Frank Stella e Kenneth Noland (Post-Painterly Abstraction), torna poi al centro dell’attenzione nella sezione La grande pittura americana. Compaiono qui anche alcune sculture metalliche di Alexander Calder, da Duchamp denominate mobiles. Protagonista della penultima sala è Mark Rothko, al quale Peggy dedicò, già nel 1945, una mostra nell’Art of this Century. Il personalissimo linguaggio di Rothko è così presentato da Luca Massimo Barbero, curatore della mostra: “Il tempo si annulla nei suoi quadri e il loro lento procedere verso l’animo dello spettatore è un’infinita testimonianza della tragedia del nascere, vivere e morire”. Il percorso si chiude con Gli anni Sessanta. L’inizio di una nuova era. Qui la sintesi fra pittura e incisione di Cy Twombly, i tagli di Lucio Fontana e l’Hard-Edge Painting di Ellsworth Kelly, sfocia in un’arte che registra gli aspetti più quotidiani e “commerciali” del proprio tempo: la Pop Art, della quale l’enorme dipinto di Roy Lichtenstein, Preparativi (1968), costituisce una efficace introduzione.

 

 

 

Giada Sbriccoli45.989

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