Dal 30 agosto al 10 settembre, la città di Rovereto ospita la XXXVII edizione di Oriente Occidente Dance Festival, una delle principali rassegne di danza contemporanea e teatrodanza, che, sotto la direzione di Lanfranco Cis e Paolo Manfrini, fin dal 1981, presenta e promuove l’attività di artisti, performer e compagnie fra i più noti e significativi a livello europeo. L’evento celebra l’inesauribile espressività del corpo umano nelle continue occasioni di dialogo interculturale, ponendo in evidenza, da un lato, il contributo offerto, soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo scorso, dalle tradizioni filosofico-artistiche orientali alla sempre più eclettica e “nomade” scena euroamericana, e, dall’altro, la progressiva diffusione di elementi occidentali presso alcune delle più innovative tendenze asiatiche contemporanee. Intesi come ideali punti di riferimento per un confronto tra realtà geo-culturali distanti, Oriente e Occidente si intersecano tracciando un complesso itinerario che connette passato e presente, arti visive e arti performative, identità e alterità, e che coinvolge diversi spazi pubblici cittadini, tra cui il Centro Internazionale della Danza (CID), il Museo di Arte Moderna e Contemporanea (Mart) di Trento e Rovereto, l’Auditorium Melotti, il Teatro Zandonai, il Teatro alla Cartiera, Piazza delle Erbe, Piazza della Pace, Piazza Cesare Battisti, Via Santa Maria e Progetto Manifattura, all’interno del quale si svolgerà una performance di danza verticale della compagnia catalana Delreves Vertical Dance.
Il Festival si apre con la prima mondiale di Wonderful One della compagnia francese La Baraka, diretta dal coreografo, di origini algerine, Abou Lagraa. La coreografia prende le mosse dall’idea del corpo quale ponte dinamico e metamorfico tra individuo e società, uomini e donne, Africa e Europa, esaltando la meraviglia dell’esistenza al di là dei confini socio-culturali e di genere. Più focalizzato sull’interscambio fra Oriente e Occidente è il lavoro del coreografo tibetano, ma attivo in Cina, Sang Jijia, Pa|Ethos, interpretato dallo Spellbound Contemporary Ballet di Roma. Traendo spunto dai concetti di “Ethos” (etica) e “Pathos” (emozione), delineati da Aristotele nella Retorica, Sang Jijia avvia una riflessione sul rapporto fra precisione tecnica e intensità espressiva, nella danza, e fra formalità e spontaneità del gesto, nella vita, inglobando una gamma straordinariamente ampia di stilemi coreutici provenienti dall’Est e dall’Ovest. Un analogo, e altrettanto riuscito, tentativo di avvicinare i due mondi si ritrova anche nello spettacolo di Angelin Preljocaj, La Fresque, che si serve della trama dell’antico racconto cinese La pittura sul muro per affrontare il tema dell’arte, dimensione intermedia fra realtà e illusione, e del ruolo da essa svolto nella società contemporanea. Mentre, con Beyond Time, la compagnia di danzatori e percussionisti taiwanese U-Theatre, diretta da Ruo-Yu Liu e Chih-Chun Huang, presenta una suggestiva possibilità di accordo tra la concentrazione e l’essenzialità delle arti marziali e delle pratiche meditative orientali (in particolare il Tai-Chi Chuan) e l’apertura sperimentale del teatro occidentale. Qui, la perfetta sintesi di suono e movimento invita lo spettatore a superare i limiti della contingenza e a recuperare l’originaria connessione con l’universo.
Altri artisti si sono, piuttosto, concentrati sulle infinite forme di integrazione fra la danza e gli altri linguaggi espressivi. Il gruppo italo-belga Insiemi irreali di Pietro Marullo, con Wreck – List of extint species, propone un’onirica commistione fra scultura, teatro e danza, dedicata al tema del naufragio e giocata sull’interazione dei danzatori con una grande bolla d’aria nera che fluttua nella Piazza del Mart. La Compagnia circense francese (Rêve)², invece, esplora, con Impact, il terreno comune fra le figure e le progressioni ginniche e la la contact improvisation, tecnica sempre più diffusa nell’ambito della danza contemporanea. Danza (classica, contemporanea e latino-americana), acrobatica e circo si amalgamano ancora nella performance VeRo della Companhia de Dança della brasiliana Deborah Colker, che insiste sui concetti di velocità e di movimento, quali elementi essenziali di molte discipline artistiche e, soprattutto, sportive. Non meno stimolante è il progetto, ispirato alle Entité Ailée di Hans Harp, Oscyl Variation dei francesi Héla Fattoumi e Éric Lamoureux. Sette danzatori si confrontano, qui, con altrettante sculture biomorfiche, dotate di una loro propria e inquietante autonomia di movimento, per sollevare la questione dell’alterità, direttamente connessa a quella dell’integrazione sociale, altro nucleo tematico trainante all’interno della rassegna.
L’inclusività è, infatti, il motore delle iniziative e delle coreografie della Compagnia inglese Candoco e quelle del Balletto Civile di Michela Lucenti. La Candoco Dance Company, pioniera dell’inserimento professionale di danzatori abili e diversamente abili, dimostra di “poter fare” (“Can do”) a dispetto delle barriere fisiche, con una riscrittura improvvisata di Set and Reset di Trisha Brown e con Face in, un inedito incentrato sul contrasto fra l’identità e il cambiamento, ideato dalla coreografa israeliana Yasmeen Godder. La Lucenti, invece, interessata ad approfondire il potenziale espressivo, piuttosto che terapeutico, dell’arte coreutica, mette in scena, con Bad Lambs, le difficoltà e le contraddizioni del lungo cammino verso la resilienza. Infine, come confermano la francese Catherine Berbessou e il suo partner argentino Federico Rodriguez Moreno, con la loro rivisitazione contemporanea del tango, Tu, el cielo y tu, il corpo è sempre per l’anima uno specchio che riflette l’incontro e il confronto dell’Io col mondo, un piccolo ma capiente scrigno di memorie e desideri, pensieri e emozioni, vita e sogno.
Il vasto programma di Oriente Occidente prevede inoltre una sezione dedicata ai giovani, amatori e aspiranti professionisti, con esibizioni, workshop e stage organizzati da alcuni dei suddetti ospiti e conferenze inerenti alle tematiche principali del Festival, tra cui un intervento del danzatore Lutz Förster, che racconta la sua carriera e collaborazione con Pina Bausch.
Oriente Occidente Dance Festival
(30 agosto – 10 settembre 2017)
Rovereto
www.orienteoccidente.it