Lo scorso 28 maggio il parlamento nazionale del Kuwait ha approvato una legge che mette al bando il bikini sulle spiagge. Il divieto non è rivolto solo alle donne kuwaitiane o musulmane, ma anche a tutte le turiste straniere. E’ valido sia per le zone di mare, che nelle piscine. Ma non solo: anche negli alberghi di lusso. Quest’ultimo punto rappresenta una novità rispetto alla norma, perché di solito negli alberghi dei Paesi arabi i turisti possono agire in base alle loro abitudini, soprattutto per quel che riguarda il consumo di bevande alcoliche. Tecnicamente la legge non vieta direttamente il costume a due pezzi, ma mette al bando la “nudità”. Per alcuni legislatori, tale “nudità” viene identificata anche con bikini. Negli stessi giorni un cittadino del Kuwait ha vinto una causa contro sua moglie per toglierle l’affidamento dei figli. Motivo? All’estero si era fatta alcune foto indossando un bikini; questo è il motivo per cui non può essere in grado di crescere correttamente e adeguatamente i suoi figli. Alcune settimane fa, anche il Qatar ha deciso di intervenire attivamente sull’argomento, per esempio rispetto alla questione dei leggings: “I leggings non sono pantaloni”, “siete pregati di vestirvi in maniera modesta nei luoghi pubblici”, questo l’avvertimento che si legge in alcuni volantini distribuiti ai turisti nel Paese. “Se stai in Qatar, sei uno di noi. Aiutaci a preservare la cultura e i valori qatarini”, “Copriti dalle spalle alle ginocchia”. Le donne dovrebbero evitare di indossare gonne troppo corte e abiti troppo stretti. Ma anche gli uomini devo essere attenti a ciò che indossano: pantaloncini e canottiere sono banditi. “Reflect Your Respect” è il nome della campagna promossa dal Centro di Cultura Islamica del Qatar, che ha elencato alcuni suggerimenti e consigli utili per i turisti che visiteranno il Paese durante i prossimi Mondiali di calcio nel 2022. Per diffonderla è stata creata anche un’apposita pagina Twitter, al momento seguita da più di 2mila follower. Intanto in Iran si procede in tutt’altra direzione. Le donne che hanno aderito alla campagna My “Stealthy Freedom” (آزادییواشکیزناندرایران) continuano a postare sui social network le loro foto senza il velo. Le fan della pagina sono ormai 492mila. E’ nata persino una pagina antagonista tutta al maschile che vuole prendere in giro tale iniziativa. Alcuni iraniani hanno pubblicato su Facebook delle foto che li ritraggono con indosso l’hijab, un tipo di velo islamico. La pagina si chiama “Real Freedom of Iranian Women”, un vero e proprio un contro-attacco alla campagna delle donne iraniane.
Silvia Di Pasquale