Cine70

m1L’opera prima magistrale di un Dario Argento agli esordi, quella di Mario Bava, il maestro del thriller all’italiana e le visioni apocalittiche del Michelangelo Antonioni di “Zabriskie Point”; la rilettura lieta del “Decameron” di Boccaccio del grandissimo Pier Paolo Pasolini, il travolgente “Giù la testa” di Sergio Leone ed il ritratto visionario di “Roma” di Fellini, oggi molto spesso richiamato alla memoria dai critici in virtù del successo del recente “La Grande Bellezza” di Sorrentino, per alcuni un sentito omaggio alla pellicola felliniana, per altri, invece, un infelice tentativo di imitazione; e poi i capolavori di Bernardo Bertolucci, Mario Monicelli, Pietro Germi, Marco Bellocchio, Nanni Moretti e tantissimi altri.Questo è stato e questo sarà ancora, fino al 6 febbraio del 2014, “Cine70”, la ricca rassegna cinematografica inaugurata il 18 dicembre del 2013 presso il Palazzo delle Esposizioni, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia.Un evento ad alto e prezioso contenuto culturale, un tuffo nel passato con proiezioni in pellicola da 35mm, un’immersione totale nel cinema italiano degli anni 70, questo, tristemente, sconosciuto, in particolare per i più giovani, molti dei quali fedeli discepoli dei kolossal made in USA o delle numerose commedie all’italiana contemporanee propinate dalle nostrane case di produzione, sempre più spesso di scarsa qualità.Un evento che è dunque un ritorno al passato delle origini, quando il cinema di genere italiano ha trovato la sua strada, definendo la propria, forte identità, dettando tecniche a livello internazionale: un viaggio all’indietro nel tempo fra la commedia grottesca e sexy, il thriller, il western ed il poliziesco, alla scoperta, per chi non l’ha vissuto, e in pieno clima revival, per chi ha avuto invece la fortuna di apprezzarlo in contemporanea, di quel periodo che è stato di fatto un passaggio epocale, a metà fra rinnovamento e violenze; una stagione unica ed irripetibile del cinema italiano, probabilmente una delle ultime ad esser state così floride e ricche di un grande numero di talenti indiscussi.Un periodo storico-artistico poliedrico, marcato indelebilmente da contrasti: violenze e ferocia da un lato e occasioni di condivisione e partecipazione al contempo.Erano quelli infatti gli anni della politica, dei grandi sogni, del cinema di massa, dei cortei e dei concerti. La cultura ferveva e si dipanava nelle varie forme d’arte: nuovi stimoli davano la possibilità di interessarsi e discutere su tanti temi.Grandi registi hanno dominato questo decennio, segnandolo per sempre con il proprio, illustre  contributo, fornendo le proprie interpretazioni, universalizzando le proprie idee attraverso immagini forti incastrate in visioni profetiche e poetiche, veri pezzi della storia del cinema nostrana.Nel decennio successivo quest’andatura fortuita giunse inesorabilmente al fine della corsa: molte istanze artistiche e creative, infatti, soffocarono. E col passare del tempo i generi eminentemente nostri persero di qualità, da un lato, e lasciarono il posto al cinema del mercato estero, in primis quello americano.Vale la pena assistere a queste proiezioni che il Palazzo delle Esposizioni ci offre: un po’ di sana cultura, memoria storica e culturale, non fa mai male. Soprattutto quando è gratis. Cosa che, al giorno d’oggi, non è d’importanza trascurabile. 

 

Michela Graziosi

 

 

 

 

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