A distanza di quasi quattro anni (l’ultima rappresentazione aveva avuto luogo, presso l’Arena di Verona, nel settembre 2012), lo scorso 3 marzo è partito, dal Teatro Linear4Ciak di Milano, il nuovo tour italiano dell’opera musicale composta da Riccardo Cocciante, Notre Dame de Paris, tratta dall’omonimo romanzo di Victor Hugo. Protagonisti di questa stagione, che si chiuderà con le date del 25 e 26 novembre al Palacalafiore di Reggio Calabria, sono gli interpreti della première italiana del 2002: Lola Ponce (Esmeralda), Giò Di Tonno (Quasimodo), Vittorio Matteucci (Frollo), Leonardo Di Minno (Clopin), Matteo Setti (Gringoire), Graziano Galatone (Febo) e Tania Tuccinardi (Fiordaliso). Al loro fianco, si esibiscono, nelle coreografie ideate da Martino Müller, trenta artisti fra ballerini, acrobati e breaker.
L’opera, la cui originale versione francese di Luc Plamondon debuttò al Palais des Congrès di Parigi il 16 settembre 1998, è andata in scena per la prima volta nell’adattamento italiano di Pasquale Panella il 14 marzo 2002, presso il Gran Teatro di Roma. Tradotta in sette lingue, ha registrato, nell’arco di diciotto anni, 15 milioni di spettatori in tutto il mondo (Inghilterra, Canada, Russia, Cina, Giappone, Libano, Turchia, ecc.). Al crescente coinvolgimento di un pubblico tanto vasto hanno contribuito molti fattori: la forza magnetica della musica, l’efficace immediatezza comunicativa dei testi, il carisma degli attori e del corpo di ballo, i costumi di Fred Sathal e le scenografie di Christian Rätz. Tuttavia, la chiave del successo è da ricercarsi soprattutto nell’attualità delle tematiche, riguardanti l’umanità intera: l’amore e il rapporto con il “diverso” e, in particolare, con lo “straniero”. Quasimodo, il campanaro deforme, sottomesso alla volontà del sacerdote Frollo, suo protettore, è un “diverso”; Esmeralda, affascinante danzatrice di strada, che incanta i cuori dei primi due e persino quello di Febo, il capitano delle guardie del Re, l’unico spasimante da lei corrisposto, è una “straniera” o, meglio, una zingara. Accusata di stregoneria, Esmeralda scoprirà infine di essere amata soltanto da chi condivide con lei la condizione dell’emarginato, ovvero Quasimodo. Mentre infatti quest’ultimo la seguirà fino alla morte, Frollo e Febo la tradiranno e la abbandoneranno al suo destino, in quanto, per entrambi, i vincoli morali e sociali sono più forti dell’amore. Questo tragico intreccio di affetti segreti e proibiti è ambientato nella Parigi della seconda metà del Quattrocento, ma pone al centro il difficile problema dell’integrazione fra popoli e culture reciprocamente “altri”, un problema, come è noto, sentito oggi in tutta Europa. Utile spunto di riflessione e dilettevole proposta di intrattenimento, lo spettacolo continuerà certo a riscuotere grande successo in Italia e nel mondo intero.