Costante Girardengo. Il primo Campione

Prima del calcio fu il ciclismo. Lo sport della bicicletta fu il primo, vero amore del popolo italiano, un tempo razza di ciclisti e scalatori. E prima di Binda, di Coppi e Bartali e di Gimondi, ci fu lui, Costante Girardengo, il padre della bicicletta tricolore, la figura mitologica che diede per prima un volto alla più profonda passione d’Italia. Classe ’93 (naturalmente del XIX secolo) originario di Novi Ligure, vinse il suo primo titolo tra i professionisti nel 1912, all’età di soli 19 anni, quando trionfò nel Giro di Lombardia. Lo stesso anno vinse una tappa del Giro d’Italia e la gran fondo Roma –Napoli –Roma di 610 km. Nel 1914 vinse la tappa più lunga della storia al Giro d’Italia, la Lucca – Roma di 430 km; nel 1918, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, s’impose per la prima volta alla Milano – Sanremo, nella quale avrebbe poi trionfato altre cinque volte, un record battuto solo molti anni dopo da un’altra leggenda del ciclismo, Eddy Merckx. Nel 1919, al Giro d’Italia, conservò la Maglia Rosa dalla prima all’ultima tappa e nel 1921 vinse le prime quattro tappe della Corsa Rosa, guadagnandosi l’appellativo di Campionissimo, che sarà poi rispolverato per il grandissimo Fausto Coppi. Nel 1926 e nel 1927 dovette cedere per due volte lo scettro a un nuovo astro nascente della biciletta italiana, Alfredo Binda, prima al Giro e poi nella prima edizione dei Campionati Mondiali a Nürburgring. Abbandonata l’attività, diede il proprio nome a una marca di bicilette e ricoprì il ruolo di Commissario Tecnico della Nazionale, veste nella quale portò al trionfo Bartali nel Tour de France del 1938. Questo il Girardengo Campione ma, come molti sanno, la sua vicenda è famosa per il leggendario incontro con un suo compaesano, Sante Pollastri, uno dei più famosi e feroci banditi italiani dell’epoca. Il bandito e il campione avevano un amico in comune, Biagio Cavanna, massaggiatore di Girardengo e nel 1926, durante la Sei Giorni di Parigi, i due s’incontrarono. Pollastri era arrivato nella capitale francese dopo una rocambolesca fuga in seguito ad una rapina, che costò la vita al direttore della banca e a due poliziotti. Uno dei suoi complici fu ucciso dalla gendarmeria transalpina e il cadavere fu scambiato per quello del novese. Anche Pollastri era stato un ciclista dilettante e ammirava moltissimo il suo compaesano campione, per questo lo pregò di non divulgare il loro incontro per due mesi ma Girardengo confessò subito e Pollastri fu arrestato un anno dopo all’interno di una stazione della metro. Scontati 30 anni di carcere, avviò l’attività di ambulante e fu benvoluto da tutti. La leggenda, perché di questo si tratta, vuole che fosse diventato un bandito perché un carabiniere aveva violentato sua sorella, questo bastò all’opinione pubblica per perdonarlo. La storia del bandito e il campione è stata raccontata da canzoni, film e TV e romanzata nei suoi elementi salienti; la verità è che i fatti si svolsero come raccontato e l’aura leggendaria persiste perché essi si svolsero in un’epoca certamente mitica dello sport italiano.

 

Patrizio Pitzalisgirardengo-si-allena

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