Fino al 22 novembre il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris ospita una mostra dal titolo Sonia Delaunay, les coulers de l’abstaction. Ma già nel 1964, mentre era ancora viva, il Louvre le aveva dedicato una retrospettiva. Fu la prima donna che vide i propri lavori esibiti nel museo più famoso del mondo. D’altra parte, era eccezionalmente prolifica e sposata ad uno dei massimi esponenti dell’arte del ‘900, Robert Delaunay, che conobbe a Parigi nel 1907. Veniva da un piccolo villaggio dell’Ucraina e aveva interiorizzato il forte cromatismo degli abiti dei contadini della sua terra. Per lei “il colore era la pelle di questo mondo”. Amò la teoria della simultaneità, della quale suo marito fu teorico, ed in particolare il cubismo orfico per riprendere l’espressione di Guillaume Apollinaire. Sonia ebbe soprattutto il merito di travasare l’arte nella moda e per poco non diventò la capostipite del prêt-à-porter. Morì nel 1979 e in breve tempo la moda si sarebbe democratizzata, delegando la haute couture ad una funzione più che altro rappresentativa dello stilista. Scomposizioni e ricomposizioni, zig zag, rombi, triangoli, insomma figure geometriche pure e spigolose sono diventate la sua cifra stilistica per essere riprese in seguito da altri stilisti come Gianni Versace (in foto), Missoni, Marni, Fausto Puglisi, Prada, Chanel, Fendi, e perfino Adidas. Perché la moda, che è per definizione effimera, guarda sempre al passato? Secondo Inès de la Fressange, la risposta risiede nel fatto che gli stilisti devono sempre vivere più avanti nel tempo, progettando collezioni che saranno indossate sei mesi dopo. Il passato è una fonte inesauribile di ispirazione e lo è anche quest’anno che tornano di moda gli anni Settanta. Di tutti i fenomeni sociali la moda è per il sociologo tedesco George Simmel quello che meglio rende evidente il movimento incessante come tratto essenziale della modernità: “Il caratteristico ritmo impaziente della vita moderna significa non soltanto il desiderio di un rapido cambiamento dei contenuti qualitativi della vita, ma anche la potenza del fascino formale del confine, dell’inizio e della fine, del venire e dell’andare (…) la moda è contemporaneamente essere e non essere, si trova sempre sullo spartiacque fra passato e futuro e ci dà, finché è fiorente, un senso del presente”. Ma se l’arte è immortale e la moda è effimera come è possibile mescolarle? Per molti questa confusione sarebbe deleteria per l’una e per l’altra. Resta il fatto che dalla Delaunay passando per la Pop Art, che in parte coincise con la nascita del prêt-à-porter, fino alle tendenze più recenti che – nella pittura come nella moda – guardano ai margini della società per trovare nuovi motivi stilistici, i prestiti reciproci superano i distinguo. Per vestire bene bisogna dunque vestirsi ad arte.
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di
Redazione
10 Novembre 2014