Napoli – Si è conclusa ieri sera la lunga maratona napoletana di “Stelle Nane”, un doppio evento partito con la presentazione del volume Le tue stelle sono nane di Caterina Venturini, presso la storica libreria delle donne Eva Luna di piazza Bellini, e proseguito a teatro al Nouveau Theatre de Poche ad opera della compagnia Idro Clan. Durante il dibattito presso la libreria, che tra l’altro compie 20 anni di attività e di “resistenza”, si è discusso con l’autrice e con Natascia Festa giornalista del Corriere del Mezzogiorno di precarietà lavorativa ed esistenziale, cultura, letteratura, condizione femminile. La presentazione è stata intervallata dalle letture di Ida A. Vinella. Cosa significa essere una giovane donna con le “scarpe di tufo”, metafora delle radici individuali e collettive da cui non si può prescindere, alle prese con un mercato del lavoro sempre più asfittico e deregolamentato? Quali sono le regole da imparare per dimenticare il sostrato umanistico di quanti si sono dedicati allo studio delle arti e si candidano per posizioni lavorative con nomi incomprensibili (sales account, jr. e senior, customer care service, ecc.)? Chi è il corifeo delle stelle nane, quelle creature che pur essendo morte continuano a brillare? La ragazza con le scarpe di tufo oppure i grotteschi personaggi che la circondano (la signora moganoproguna, il new inc., il prof. al quadrato …)? La stella nana è l’immagine suggestiva utilizzata dalla Venturini per descrivere la condizione crepuscolare della nostra società. In un’epoca di smarrimento si vorrebbe far brillare, mascherandolo, un atroce meccanismo di alienazione psicologica che ci allontana da noi stessi per portarci lontano, ma dove? Nei non-luoghi, per riprendere la definizione di Marc Augè, dove prevale la serialità a spese dell’originalità, il profitto sull’arte, il mercato sulle persone. Che un simile dibattito abbia avuto luogo proprio nel Capoluogo campano non deve certo sorprendere poiché – come ci ha ricordato Natascia Festa – Napoli è “una città che chiude”. La crisi economica continua infatti a falcidiare attività commerciali e posti di lavoro. Il reparto cultura, soprattutto quello delle piccole realtà come Eva Luna, è ormai ridotto al lumicino, con i consumi culturali in caduta libera. Sullo sfondo una realtà da sempre segnata dalla disoccupazione strutturale e dall’impotenza della politica di dare risposte efficaci. Le donne, quelle giovani e anche le più istruite, incontrano sempre maggiori difficoltà nel trovare un’occupazione poiché la crisi rende pressoché vani anche i tentativi di migrare altrove. Che fare? Dalle voci che abbiamo ascoltato a piazza Bellini è emersa un’indicazione ben precisa: resistere, resistere, resistere. A dispetto di quanto diceva uno degli ex ministri della Repubblica, secondo il quale con la cultura non si mangia, la linea tracciata a Napoli è ben diversa e va nella direzione di fare ogni sforzo per dare sempre più spazio alle arti e alla cultura. Dal 30 gennaio al 2 febbraio, due giovani donne, Ida A. Vinella e Olga Mascolo, hanno dato prova che si può fare teatro anche in un momento storico avverso. Con il loro talento e la loro preparazione hanno portato in scena Campionamenti da Stelle Nane un adattamento teatrale del romanzo della Venturini. Tre i protagonisti assoluti della pièce: la voce, la danza e la musica. Alla potenza espressiva di Ida A.Vinella, che indossava i panni della “cattiva” ovvero quelli di una società sempre più cinica e spietata, si è abbinata la delicatezza espressiva di Olga Mascolo che danzava in un turbinio di voci e musica. Alla fine, come d’altra parte si evince dal romanzo, non c’è né un vincitore né un premio. Perdono tutti anche se l’esperienza dolorosa rappresenta una sorta di rito di iniziazione alla vita. Sul palcoscenico e in platea, immersi in una cava di tufo che da sola vale una visita in questo piccolo teatro napoletano, si diffonde la consapevolezza che resistere e creare sono un dovere ed un’urgenza per svelare e disinnescare il meccanismo compiacente dell’alienazione.
Pasquale Musella