La Roma imperiale offre molte figure femminili dedite all’arte musicale: sacerdotesse con tympani; aulete e ambulaie, flautiste, danzatrici con abilità erotico amatorie; suonatrici di crotali, cymbalum o nacchere, con cui accompagnavano passi di danza in occasione di feste e rappresentazioni; prefiche cantrici di nenie funebri; arpiste e coriste. Mosaici ed affreschi ritraggono donne intente a suonare e danzare.
Con l’affermarsi del cristianesimo tutto ciò venne interrotto. Nel I secolo musica e danza furono progressivamente bandite, fino a considerarle pratiche eretiche, se non volte alla preghiera.
Fu così che la musica al femminile si ritira nei conventi e cresce di importanza ed adesione fino alle forti restrizioni del Concilio di Trento, oppure, marginalmente, si riversa nelle piazze, in rappresentanze attelliane delle compagnie di guitti girovaghi.
Della produzione medievale di musica c.d. profana, fatta di satira e canzoni d’amore o di cavalleria, ad opera di musici cantori itineranti, purtroppo poco resta, ma la figura del menestrello o giullare di corte sopravvive nonostante la pesante censura operata dalla Chiesa.Il Rinascimento rivela talentuose artiste, anche nobildonne, tra le cantrici e musiciste di corte, ma il pregiudizio che lega la cultura all’essere maschile le relega a mere esecutrici, occultandone le valenze compositive.Nei secoli successivi la musica resta un accessorio alla buona educazione della donna ad uso domestico e la professione di artista resta sinonimo di dubbia moralità.Il Novecento con le sue profonde riforme sociali, restituisce alle donne il giusto posto sul palco, eppure ancora oggi i ruoli di prestigio sembrano ancora di dominio maschile, se, ad esempio, per nominare la prima direttrice d’orchestra alla Scala abbiamo atteso il 2011!