Il termine carnevale si fa derivare dal latino carnem levare, perché, probabilmente, identificava il sontuoso banchetto del Martedì grasso, prima del digiuno quaresimale. Si tratta, quindi, di una festa cattolica, permessa per dar sfogo al volgo di attenuare il pesante giogo di restrizioni della dottrina medievale. In realtà, questa prassi di governo delle pulsioni umane, ha radici lontane. Già nell’antica Babilonia, i tre giorni di festeggiamenti dell’equinozio di primavera, segnavano il nuovo anno, consentendo una libertà sfrenata e una sfilata di carri, rappresentanti il passaggio degli astri e la reiterata cosmogonia. L’ebraica festa di Purim, festa delle sorti, ricorda lo scampato pericolo del genocidio con lauti banchetti, scherzi e giochi, mangiando dolci fritti (le orecchie di Haman) del tutto simili alle frappe, chiacchiere o crostoli. Il culto di Iside, che dall’Egitto contagiò il mediterraneo, si distinse per ricche processioni mascherate e riti allegri, in particolare a Marzo per festeggiare il rifiorire della natura. Nel 431 d.C. i vescovi cristiani decisero la fine del culto trasferendo l’appellativo di “Mater Dei” dalla dea Iside alla Madonna. Gli antichi greci omaggiavano il dio Dioniso con le Antesterie, riti di Marzo che duravano tre giorni, in cui si aprivano le botti per assaggiare il vino nuovo, e si evocava il caos primordiale da cui tutto ha preso forma. Durante questi giorni si usavano maschere e sfilavano cortei col carro di colui che doveva restaurare il cosmo. In questa allegoria tra la vita e la morte, si celebrava, con partecipazione corale della società, la resurrezione, la purificazione dopo la promiscuità. Roma accolse tali culti misterici, ma quando i Baccanali assunsero veste di riti orgiastici e dissoluti, in latente protesta sociale, furono vietati e repressi dal Senato nel 186 a.C. I Saturnalia, invece, festeggiavano il solstizio invernale con lo scioglimento dagli obblighi e dalle gerarchie sociali, permettendo una temporanea equità civile, dando spazio allo scherzo ed ai piaceri carnali. Il Cristianesimo condannò questa radicata tradizione popolare e dedicò la Settuagesima alla riflessione e riconciliazione con D-o, in preparazione della Quaresima.Dall’antichità, la rievocazione cosmologica del caos e dell’ordine, della ciclicità della natura, risponde all’esigenza metafisica dell’umanità di darsi risposte sul mistero della morte e della rinascita. Il significato apotropaico della maschera nel raffigurare spiriti e forze sovrannaturali, lascia il posto al travestimento per non farsi trovare, per aver licenza di dire o fare ciò che sarebbe vietato, come un giullare di corte. Il potere consolidato tollera il momento di follia, sapendone il rituale purificatorio che ne consegue. Simbolico in molte regioni il processo e la condanna a rogo del Re Carnevale, un fantoccio che ne rappresenta l’animo.Ricordando queste antiche origini, forse il Carnevale ha perso la sua valenza giocosa, perché la rappresentanza del caos governa i nostri giorni!
Sabrina Cicin Foto Pieter Bruegel il Vecchio, Lotta tra Carnevale e Quaresima