Alla metà di dicembre vanno al pubblico incanto a Londra due opere che raffigurano un pifferaio e una bella ciociarella: sono accoppiati e misurano entrambi 117×89 cm quindi misure quasi maestose. Furono realizzate durante un soggiorno dell’artista a Roma nel 1863 e di queste due opere se ne conoscono altre due di misure minori presenti al Museo di Belle Arti di Bayonne in Francia: è ben possibile che fossero un regalo dell’artista a Léon Bonnat, suo illustre collega e amico, grande amante e cultore del personaggio ciociaro di cui realizzò molte decine di splendidi quadri
L’artista di cui stiamo parlando è Henri Lehmann (1814-1882), tedesco-francese, allievo di Ingres. Venticinquenne era già stato in Italia per circa quattro anni dove dipinse diverse opere anche ciociare: si rammenti che le prime decadi dell’Ottocento rappresentarono la scoperta e il pieno successo, iniziato in verità già anni prima, delle opere con personaggi in costume ciociaro da parte degli artisti stranieri residenti a Roma nonché la scoperta e la invenzione del modello e della modella di artista e altresì la scoperta della iconografia del brigante di Sonnino: cioè si trattò di un vero inno al personaggio ciociaro che si diffuse in tutta Europa, tanto che al Salone espositivo parigino del 1843 e 45 Baudelaire, il grande poeta, che ne era il critico ufficiale, esclamò vedendo ancora tante di queste opere sulle pareti: “basta con questi soggetti!” In effetti, ma da almeno venti anni prima, era iniziato un nuovo capitolo nella Storia dell’Arte occidentale: la “Pittura di genere all’italiana” che negli anni a venire sarà ancora molto di più presente nelle esposizioni ufficiali di tutta l’Europa: la creatura ciociara era divenuta il soggetto umano più amato e più illustrato. Ancora un dettaglio curioso sull’artista desunto da una lettera capitatami per le mani: sempre nel 1863 a Roma aveva conosciuto uno zampognaro di nome Iaconelli di San Biagio Saracinisco, non escluso il modello del quadro in oggetto, il quale lo invitò al suo paesello sperduto sulle Mainarde e l’artista curioso accettò l’invito e si misero in viaggio: in quello stesso anno soggiornava a Cassino (che si chiamava ancora San Germano) un altro grande appassionato del costume ciociaro, l’artista Ernest Hébert che vi si trovava con due amici: si incontrarono e organizzarono la gita assieme destinazione San Biagio: partirono sul far della notte, al chiarore di un luna abbagliante e al suono delle rane lungo il Rapido e degli uccelli notturni e dell’abbaiare dei cani in lontananza e del gorgoglio del fiume: Hébert accompagnò fino a S.Elia e poi tornò indietro, mentre gli altri proseguirono. E qui ci arrestiamo col nostro racconto e invitiamo caldamente qualche cuore appassionato e intelligente a far tornare in patria questi due splendidi quadri che, salvo sorprese, si possono acquistare, ciascuno, a poco più del prezzo di una utilitaria. Sarebbe opera altamente meritevole, oltre che un felice acquisto ed investimento: si ricordi, tra l’altro, che sulle pareti, o altrove, delle istituzioni ciociare, non esistono quadri ciociari, con sommo disdoro ed imperdonabile offesa.
Michele Santulli