Esplosione a New York

Alla vigilia dell’arrivo a New York di Barack Obama, Renzi e degli altri 191 capi dello stato e del governo, che parteciperanno al summit sui rifugiati e poi all’assemblea generale dell’Onu, una forte esplosione scuote il cuore della città. E’ il 18 settembre 2016 20:30 locali (2.30 in Italia); l’episodio avviene nel quartiere di Chelsea davanti al civico 131 West della 23esima strada e colpisce 29 persone. La Farnesina fin da subito dichiara che non sono presenti italiani tra i feriti. Circa mezz’ora prima dell’esplosione della bomba di New York, nove persone erano state ferite a coltellate in un centro commerciale a St. Cloud, un centinaio di chilometri a nord-ovest di of Minneapolis, in Minnesota da un uomo che inneggiava ad Allah e che poi è stato ucciso. Un secondo ordigno (una pentola a pressione con un cellulare e dei fili elettrici attaccati) è stato ritrovato ancora inesploso a quattro isolati di distanza; l’ordigno inesploso è identico a quello che provocò la morte di numerose persone durante la maratona di Boston nel 2013. Secondo la Cnn, nell’involucro con la pentola è stato trovato un biglietto con delle scritte. Un altro allarme, poi rientrato, è scattato sulla 5th Avenue, sempre a Manhattan: il pacco sospetto rinvenuto, però, era in realtà una valigia ventiquattrore abbandonata. Tutta la zona dell’esplosione è stata isolata. Sul posto sono accorsi reparti speciali, antiterrorismo, agenti dell’Fbi e del Dipartimento per la sicurezza interna. Quello di New York è il terzo attentato negli Usa in meno di un anno dopo la strage di San Bernardino (14 morti nel dicembre scorso) e quella di Orlando, 50 morti e 53 feriti da un attentatore che ha sparato sulle persone che affollavano un locale gay. Le indagini attualmente sono ancora in corso infatti l’Fbi ha diffuso le immagini dei due uomini che sabato scorso a Manhattan hanno preso la borsa contenente la bomba che non è esplosa nella 27/ma strada. Poche ore dopo la polizia ha diffuso l’identikit di un sospettato: si tratta di Ahmad Khan Rahami, 28, un afgano naturalizzato statunitense. Arrestato a Linden (New Jersey) dopo essere stato ferito in uno scontro a fuoco con la polizia, è il principale sospettato per le due esplosioni avvenute il 18 settembre. Come succede in questi casi si pensa sempre ad attentati di matrice islamica ed è sulla base di appunti di un diario che l’Fbi conferma la sua tesi. L’ennesimo giovane che parte (2011 e 2013 in Pakistan) e torna con ideali più forti di cui prima erano pressoché inesistenti. In nome della religione secondo molti ma per la verità solo estremismo malato.

Noemi Deroma

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