Tratto dall’omonimo dramma teatrale di Mark Medoff , è stato oggetto nel 1986 di una trasposizione cinematografica con William Hurt, che meritò cinque importanti nomination agli Oscar e per cui la protagonista femminile, Marlee Matlin, vinse l’Oscar e il Golden Globe.
Con la regia di Marco Mattolini e la traduzione di Lorenzo Gioielli, Figli di un Dio minore è una commedia teatrale ospite dal 10 Novembre al Teatro Sala Umberto di Roma, per la prima volta in Italia, dopo il suo debutto, il 2 e 3 agosto al Festival Teatrale di Borgio Varezzi (Savona). Tutte le fasi del lavoro, dalla prima parte laboratoriale fino all’allestimento vero e proprio, sono pattuite, supportate e realizzate con la collaborazione dell’ISSR, Istituto Statale dei Sordi di Roma che mette a disposizione dello spettacolo personale (mediatori culturali, insegnanti di Lingua Italiana dei Segni), materiale didattico, aiuto nella ricerca degli attori sordi e con l’udito danneggiato, spazi, ed ogni tipo di mezzo per la promozione e divulgazione dello spettacolo presso le comunità di sordi nelle diverse città.
Primo spettacolo concepito sia per un pubblico di udenti che per quello dei sordi, ai quali normalmente è precluso il teatro “tradizionale” e che in questo caso sarà invece coinvolto nella storia, può essere definito una vera e propria pietra miliare per la comunità internazionale dei sordi.
In un istituto per non udenti fa ingresso James, interpretato dall’attore Giorgio Lupano , professore moderno e di bella presenza. Il suo percorso si incrocia con quello della giovane sorda di nome Sarah, interpretata dall’attrice sorda Rita Mazza, allieva di quella stessa scuola, rimasta e ora isolatasi in un silenzio quasi assordante. Tra i due nasce una relazione sentimentale, passionale e ricca di ostacoli. Quando James tenta di fornire a Sarah i mezzi per rendersi più autonoma e oltrepassare il proprio handicap, il rapporto si infrange contro una rete di insicurezze e recriminazioni. La commedia diventa cosi l’emblema di innumerevoli solitudini legate alle diverse appartenenze sociali e culturali.
Leeds stesso comprenderà che occorrono, umiltà, pazienza e rispetto, che non basta l’amore più grande, per Sarah, alla quale in fondo basta il silenzio per amare e per proteggere una nobiltà d’anima cosi innata.
Struttura scenica essenziale, che si produce attraverso semplici elementi, una colonna sonora e musicale sobria che evidenzia le differenze ed il sottile varco di comunicazione fra i due mondi, una recitazione tutta basata sul offrire e contraddire le potenzialità comunicative della parola, del segno e dei simboli. Figli di un Dio minore è un’occasione di confronto fra mondi comunicativi divisi e accavallati, che vuole usare il teatro come mezzo di comunicazione, per concedere allo spettatore un viaggio all’interno di noi, in un mondo che non è poi cosi lontano da noi, che vive con noi, che ci osserva chiedendo di poterci parlare. Riuscire ad ascoltare l’animo altrui, la sordità non è un handicap, ma un silenzio pieno di suoni.
Box Informazioni
Dal 10 Novembre 2015
Sala Umberto
Figli di un Dio minore
Antonietta Violante