Francesco Riva. Una costante attenzione alla ricerca

Torniamo a parlare, cari lettori, del dottor Francesco riva e dei suoi eccellenti risultati nella cura delle malattie dei denti e della bocca.

Parliamo di un argomento molto interessante e tecnico nel campo dell’odontoiatria, analizzando lo studio effettuato dal dottor Francesco Riva, Direttore U.O. di Chirurgia Odontostomatologica al “George Eastman” di Roma. L’idea centrale della ricerca è che, con l’invecchiamento, le ossa mascellari subiscano gli stessi danni delle altre ossa con la comparsa di patologie comuni, quali l’osteoporosi. Pertanto, la chirurgia plastica dei mascellari e preimplantare deve avvalersi di nuovi accorgimenti, non solo chirurgici ma anche farmacologici. Diverse sono le tecniche di rigenerazione ossea, che vanno dall’innesto (autologo, omologo o eterologo) all’utilizzo delle cellule staminali. L’osteoporosi è una malattia degenerativa del tessuto osseo, che determina il deterioramento della struttura delle ossa, con conseguente fragilità e aumento del rischio di frattura. In parole semplici, la resistenza delle ossa è gravemente diminuita; questo fattore rispecchia nel miglior modo possibile l’integrità di densità e la qualità del tessuto in esame. I bisfosfonati sono farmaci che agiscono sul metabolismo osseo, in particolare si attivano nel processo osteoclastico e inibiscono l’angiogenesi, quelli più utilizzati in clinica sono il pamidronato e lo zolendronato. Questi ultimi contengono nitrogeno e quindi hanno un’azione più potente, anche se sono metabolizzati con difficoltà mentre l’etidronato, il residronato e il tiludronato, privi di nitrogeno, sono assorbiti con facilità dall’organismo. L’effetto di queste molecole è molto complesso ma si può dire che la loro azione principale è quella di fissarsi nel tessuto osseo e impediscono l’azione degli osteoclasti. Oltre a questo effetto, è stata osservata, sia in vitro che in vivo, l’inibizione delle cellule endoteliali, con un effetto antiangiogenetico che non permette alle cellule di riprodursi e di formare nuovo vasi sanguigni. L’utilizzo di questi farmaci risale a circa trent’anni fa, per il trattamento di neoplasie con metastasi ossee e tumori solidi come quelli al polmone, alla mammella e alla prostata, nel trattamento del mieloma e delle fratture patologiche. Lo scopo dello studio è dunque quello di definire gli aspetti clinici dei pazienti che, per le patologie sopradescritte, erano trattati con bisfosfonati. I soggetti presentavano delle ulcerazioni con esposizione dell’osso e la terapia consisteva nella resezione chirurgica del segmento osseo, ossigenoterapia e terapia antibiotica, sospensione dei bisfosfonati. La chirurgia non porta risultati prevedibili e la soluzione antibiotica diminuisce l’infiammazione e il dolore ma una soluzione definitiva vera e propria non si è ancora trovata. In conclusione, l’utilizzo dei bisfosfonati è essenziale nel trattamento di patologie oncologiche e osteoporosi ma sarebbe necessario concordare il loro utilizzo con una visita odontostomatologica, per evitare l’insorgere delle lesioni, in una proficua prospettiva interdisciplinare.

 

Mnauela Pacelli

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