E’ dedicata a Franco Mulas e ai suoi S-paesaggi una delle esposizioni in programma in questo periodo al Museo Carlo Bilotti di Roma. La mostra è curata da Roberto Gramiccia e si avvale dei testi di grandi intellettuali italiani, quali lo stesso Gramiccia, Walter Pedullà e Roberto Strinati. Essa rappresenta l’ultima tappa del lungo percorso artistico del pittore romano, sempre fedele testimone del suo tempo, la cui carriera inizia studiando pittura all’Accademia di Francia. L’espressione più significativa della sua poetica si può ammirare già nel primo ciclo di quadri intitolato Weekend (1968 – 1969), seguono poi una serie di opere ispirate al maggio francese e alla contestazione urbana. Da qui in poi, i suoi temi saranno sempre i problemi della violenza e dell’oppressione dei mass-media. Nel 1980, Mulas presenta alla galleria Il Ferro di Cavallo di Roma, la serie Autoritratto Identikit, un gruppo di quattro autoritratti eseguiti con la tecnica usata dalle forze dell’ordine per elaborare l’aspetto dei criminali. Sempre nello stesso anno, alla XXXIX Biennale di Venezia, viene presentata la sequenza L’albero rosso di Mondrian, incentrata sulla definizione di un nuovo e originale rapporto tra natura e storia. Il titolo della mostra romana fa un riferimento esplicito ai concetti di “paesaggio” e “spaesamento”, parole appartenenti alla stesa area semantica, ma di significato molto diverso. I quarantacinque oli su tavola, di grandi e medie dimensioni, testimoniano lo sguardo sul mondo e la pratica artistica di questo “modernissimo pittore all’antica”. Il colore è il protagonista assoluto in un trionfo di virtuosismo non fine a se stesso, ma utilizzato allo scopo di sollecitare le coscienze e spezzare gli equilibri, contro la passività e la banalità. Negli ultimi cinquant’anni, Mulas è stato dunque al servizio di soli tre padroni: l’intelligenza critica, l’attenzione alla società e l’amore per la pittura. Le prime nutrite dalla passione e l’ultimo dalla consapevolezza. Attraverso il prologo, rappresentato dall’Albero rosso di Mondrian, Montagne d’Acqua, Stalagmiti, Big Burg e Ninfee, si giunge alla grande esplosione di creatività di Schegge. Frammenti di paesaggi drammatici, che hanno lo scopo di spiazzare l’osservatore per denunciare tutta la disgregazione del presente che disumanizza la realtà. Secondo le stesse parole del pittore, il dramma del paesaggio viene decritto dalle nuance di colore utilizzate, inconcepibili ai tempi dei grandi pittori naturalisti dell’Ottocento, ma che invece un bambino di oggi, che trascorre molte ore al giorno davanti al computer o alla televisione, percepisce come naturali. Mulas non dipinge case, prati, montagne, fiumi, laghi o ponti e strade, campi o altro, ma, in un certo senso, tutti questi elementi sono presenti nei suoi dipinti, centrifugate nella velocità e nella forza del gesto insieme agli elementi tecnologici, verso l’autodistruzione. Per questo il pittore parla e racconta il “dramma del paesaggio”, perché in esso è riassunta, metaforicamente, la crisi profonda del nostro tempo.
Box informazioni:
Franco Mulas. S-PAESAGGI opere dal 1980 al 2013
Roma Museo Carlo Bilotti – Aranciera di villa Borghese Viale Fiorello La Guardia
dal 14 giugno all’8 settembre 2013
Info: tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)
www.museocarlobilotti.it www.museiincomune.it www.zetema.it
Patrizio Pitzalis