Una grande mostra per celebrare la moda Made in Italy. L’esposizione The Glamour of Italian Fashion (1945-2014), da sabato 5 aprile fino al prossimo 27 luglio al Victoria & Albert Museum di Londra– uno dei più importanti musei internazionali- ricostruisce settant’anni di moda italiana attraverso i protagonisti che hanno reso celebre lo stile italiano nel mondo. La storia dell’eleganza italiana si mette in mostra attraverso le creazioni, i disegni i bozzetti, i filmati e le interviste ai grandi couturier e stilisti del passato tra cui Mila Schön, Roberto Capucci e le Sorelle Fontana, e del presente come Gucci, Prada, Giorgio Armani, Salvatore Ferragamo, Valentino, solo per citarne alcuni. Tra le importanti maison che prendono parte all’esposizione anche Gattinoni, che partecipa con l’esposizione di alcune creazioni custodite nell’Archivio storico Fernanda e Raniero Gattinoni, archivio tutelato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali perché ritenuto“di interesse storico particolarmente importante”. In particolare, Gattinoni espone l’abito color avorio in organza e satin ricamato in madreperla e cristalli realizzato da Fernanda Gattinoni nel 1956 e indossato dall’attrice Audrey Hepburn per il ruolo della protagonista Natasha Rostova nel film Guerra e Pace, diretto da King Vidor. I costumi della celebre pellicola cinematografica valsero a Fernanda Gattinoni, fondatrice della maison, la candidatura al Premio Oscar. “Siamo onorati di partecipare ad una mostra così ben organizzata e curata in ogni dettaglio grazie alla professionalità di Ms Sonnet Stanfill, Responsabile della Sezione Moda del V&A Museum di Londra”- ha dichiarato Stefano Dominella, presidente della maison Gattinoni Couture e vicepresidente della Sezione Tessile Abbigliamento e Moda di Unindustria – “ la moda italiana, che ormai ha più di settant’anni, è ancora viva e lo sarà sempre soprattutto grazie al talento di quei giovani creativi che, se supportati adeguatamente dalla Istituzioni, continueranno a rendere grande il made in Italy nel mondo sposando le logiche dell’ Internazionalizzazione”- conclude Stefano Dominella.