Gavrilo Princip: le tante verità dei Balcani

1gavriCento anni ci separano dall’inizio di un evento epocale che sconvolse l’intero mondo, segnando duramente gli anni che vanno dal 1914 al 1918 e, di riflesso, quelli a seguire. La Grande Guerra, come venne da subito chiamata, non fu un conflitto come gli altri, in virtù della sua portata eccezionale: si distinse infatti per estensione dei fronti, numero di potenze, eserciti, e armi. Fu una guerra totale, che coinvolse anche la popolazione civile ed indusse lo Stato ad intervenire direttamente in campo economico, per sostenere lo sforzo bellico, così come nella manipolazione dei consensi collettivi, attraverso la propaganda.Cento anni ci separano dall’episodio di Sarajevo che viene comunemente indicato come l’origine dei quattro anni di guerra devastante: il 28giugno 1914 l’erede al trono d’Austria Francesco Ferdinando e la moglie Sofia vennero uccisi da un giovane studente serbo irredentista, Gavrilo Princip. Un mese dopo l’assassinio, l’Austria dichiarò guerra alla Serbia, generando una serie di reazioni a catena in base alle alleanze vigenti. E fu il caos totale.In questo mese i Paesi dei Balcani si preparano a commemorare il centenario dall’inizio della guerra ma nelle loro scuole e fra le varie genti vi sono diverse versioni ed interpretazioni sull’omicidio di Sarajevo nonché sulle origini della guerra stessa.Quando esisteva ancora la Jugoslavia ai ragazzi veniva insegnata la stessa “versione dei fatti” mentre ora, nei nuovi stati ed in virtù delle differenti percezioni del passato, che rispecchiano argomentazioni e punti di forza delle élites dominanti, non vi è un punto di vista condiviso. Dibattuta e controversa è la figura dell’attentatore, il giovane Princip, sul quale sono stati scritti libri, saggi e atti teatrali: era un eroe liberatore dal giogo straniero o un terrorista? Era spinto da risentimento reale, ideali o altro?In Bosnia i giudizi su Gavrilo Princip sono influenzati dalle divisioni etniche del Paese e non vi è nemmeno una concordanza di motivazione circa lo scoppio della Prima Guerra Mondiale: per bosgnacchi e croati Princip è stato un assassino sostenuto da Belgrado, per i serbi l’avvenimento di Sarajevo è stato un mero pretesto che gli Imperi Centrali hanno utilizzato per aggredire la Serbia. A breve a Belgrado, nel parco Kalemegdan, sono previste la costruzione e l’inaugurazione della prima statua di Gavrilo Princip e in tutto il Paese verrà coniata una moneta d’argento con la sua effige: basti questo a far capire che in Serbia il giovane studente è considerato un eroe nazionale. In Croazia, invece, ai ragazzi nelle scuole viene insegnato che la responsabilità per lo scoppio del conflitto si deve attribuire alla Serbia che ha tentato di espandere il proprio territorio e lo ha fatto sostenendo terroristi; ugualmente, in Kosovo, si crede che alla base dello scoppio della guerra ci sia stato indubbiamente l’atteggiamento aggressivo della Serbia. Infine, in Macedonia, non si accusa la Serbia ma Bulgaria ed il suo espansionismo.A cento anni dallo scoppio della guerra, nei Balcani si è ancora ben lontani dal trovare un punto di vista comune riguardo all’evento e i ragazzi delle generazioni future cresceranno con convinzioni e versioni differenti. Probabilmente, più che di punto di vista condiviso, essendo la storia stessa piena di prospettive diverse ed in virtù degli avvenimenti che hanno contraddistinto quei territori, si dovrebbe pensare a dei punti di vista legittimati. Ad ogni modo, più che andare ad interessarci del chi e del perché, proprio adesso, di fronte alla crescita preoccupante di sentimenti nazionalistici in Europa, bisogna meditare sull’immane tragedia in sé, su quell’evento epocale e sconvolgente in cui dieci milioni di uomini persero la vita. Oggi c’è una speranza, che un’Unione Europea effettiva possa porre le basi di un periodo di pace in un’area direttamente coinvolta nei due più disastrosi eventi bellici. Un’Europa dove le contrapposizioni tra stati dovrebbero al massimo interessare l’aspetto economico, ma sempre con i Paesi più forti che aiutano quelli in difficoltà.

 

 

Michela Graziosi

 

 

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