C’è tempo ancora fino al prossimo 28 marzo 2016 per visitare a Palazzo Zabarella a Padova la mostra Giovanni Fattori, che vede protagonista uno dei maggiori interpreti del Naturalismo di fine Ottocento. Sono oltre un centinaio le opere allestite in quest’iniziativa della Fondazione Bano, dedicate al pittore livornese ed al movimento artistico che lo ha celebrato come uno degli esponenti più di spicco, i Macchiaioli.
Il percorso artistico di Fattori viene riproposto nella città veneta all’interno di un progetto a cura di esperti del calibro di Giuliano Matteucci, Francesca Dini e Fernando Mazzocca, e prende ad oggetto la molteplicità di generi e tematiche sperimentati dall’artista, valorizzandone il tratto peculiare della versatilità creativa. Tavolette, dipinti monumentali di soggetti rinascimentali, ritratti e scene di vita quotidiana popolare: attraverso una simile varietà di lavori, prorompenti appaiono la carica innovativa e le potenzialità espressive del pittore toscano, vissuto tra il 1825 ed il 1908, accanto alla sua sottile capacità di farsi interprete delle principali trasformazioni della visione moderna e dei fatti storici contemporanei, senza per questo trascurare le problematiche e gli stati d’animo della gente comune.
La mostra annovera le leggendarie tavolette di piccoli formati, risalenti al periodo di rivoluzione macchiaiola, durante il quale Fattori ha rivestito un ruolo centrale, come attesta la famosa opera de La Rotonda di Palmieri del 1866. Spazio, poi, alle opere di grandi formati, dove sono narrate le trasformazioni storiche, sociali e culturali dell’Italia – le grandi battaglie del Risorgimento e le dure condizioni di vita della popolazione maremmana fra tutte. L’esposizione tocca, inoltre, le originali sperimentazioni effettuate dall’artista toscano in campo iconografico, tali da renderlo paragonabile a geni solitari come Cézanne o Courbet. Include, infine, alcuni fogli incisi ad acquaforte su zinco, a testimonianza dell’ulteriore attività praticata, seppur tardivamente, da Fattori, con risultati eccellenti in termini stilistici e tecnici.
Nato a Livorno e trasferitosi a Firenze all’età di vent’anni, dove frequentò l’Accademia delle Belle Arti ed entrò a far parte del gruppo di Caffè Michelangelo, nel capoluogo toscano Fattori conobbe la cosiddetta “Rivoluzione della Macchia”, e si affermò al suo interno con una propria personalità ed una propria indipendenza di spirito. Nelle opere drammatiche in mostra quali In vedetta (Il Muro Bianco) e Lo Staffato, Fattori dà espressione allo stato d’animo della nostra nazione ed alla delusione delle nuove generazioni per la mancata realizzazione di ideali, aprendo a richiami ad artisti del Quattrocento come Goya, Paolo Uccello e Beato Angelico. Dopo la parentesi fiorentina, l’esposizione rende conto dei ritorni dell’artista a Livorno ed a Castiglioncello, luogo prediletto dai Macchiaioli, rappresentato con grande maestria nella limpidezza della sua luce e dei suoi colori. La mostra getta uno sguardo, infine, sulla Maremma toscana, ultima meta di Fattori, raffigurata quale terra aspra e selvaggia nei capolavori del periodo conclusivo della sua carriera artistica.
Scenari naturali diversi, dunque, ma anche differenti situazioni storiche, quali pretesto per la riproposizione del tema militare nell’ambito delle vicende del Risorgimento, nonché per la rappresentazione della condizione esistenziale e sociale degli uomini. La retrospettiva sul pittore livornese attraversa in mostra una molteplicità di argomenti, parallelamente a quella degli stili sperimentati da Fattori: dalla pittura a macchie colorate ed abbagliate delle tavolette giovanili, alle visioni più drammatiche rivelatrici di una nuova impostazione prospettica, fino al disegno sempre più potente dei dipinti della maturità; l’esposizione finisce per spingersi sino alla deformazione delle ultime opere dell’artista, che figurano come una sorta di anticipo delle avanguardie del Novecento.
Box informazioni: www.zabarella.it/mostre/fattori.
Clara Agostini