Tra i romanzi più letti e più amati si registrano regolarmente ‘Senza Famiglia’ e ‘Graziella’ di successo strepitoso alla loro epoca e ancora oggi, in tutto il mondo.
Nell’Ottocento non ci furono in Francia solo i romanzi di Victor Hugo o di Flaubert o di Emile Zola o di Dumas ad arricchire ed anche a marcare la letteratura europea: specie nella seconda metà del secolo i lettori ebbero la ventura di assaporare anche altri mondi e modi di raccontare le vicende umane e mi riferisco in particolare a due di essi, di enorme successo, in ogni epoca.
Uno è ‘Graziella’ -questo il titolo originario- di Alphonse de Lamartine pubblicato nel 1852: è per certi versi l’autobiografia dell’artista stesso vissuto per molti anni a Napoli come rappresentante diplomatico: vi si narra l’inebriamento sentimentale di un giovane straniero per la figlia di un povero pescatore dell’isola incantata di Procida e il nome della ragazza è appunto Graziella. Il successo del libro fu tale che nel corso degli anni ebbe centinaia di edizioni e altresì fu tradotto in quasi tutte le lingue parlate, più tardi fu ridotto in versioni cinematografiche, televisive, fumetti, e oggi su altri sistemi di diffusione, ovunque, fa parte dei classici irrinunciabili.
Successo mondiale all’epoca ed anche oggi ancora maggiori di ‘Graziella’, fu un romanzo avente per protagonista una delle figure più tragiche e terribili della umanità, la prova evidente quasi di regola, della violenza e della prevaricazione, della miseria e del sopruso e cioè i figli illegittimi, i senza genitori, i figli di nessuno: a Napoli, i figli della madonna; in Toscana, gli Innocenti, una delle macchie imperdonabili che accompagnano la esistenza dell’uomo, da sempre. E’ intitolato ‘Sans Famille’, in Italiano ’Senza Famiglia’, in Inglese e in Tedesco ’Figlio di nessuno’. L’autore è Hector Malot, famoso per i suoi libri sull’infanzia nella letteratura e questo ne fu il capolavoro: narra le vicende di un bimbo figlio di nessuno, Remi, il quale quando comincia a capire il proprio stato, e dopo essere passato di mano in mano affidato o venduto, si propone e determina di ritrovare la genitrice. E il libro narra tutte le vicende e peripezie che portano a tale conclusione.
I suddetti due monumenti della letteratura europea, ‘Graziella’ e ‘Senza famiglia’, avrebbero meritato, si dirà, uno studio e una indagine appropriati atti a condurre a risultanze e conclusioni più stimolanti ma noi lasciamo al lettore tale incombenza poiché qui è altrettanto gratificante e significativo scoprire il ruolo giuocato dal costume ciociaro in questi due celebri monumenti della Letteratura. E si dirà: ma come è mai possibile, che cosa c’entra il costume ciociaro con Graziella e con Remi? Abbiamo invece ancora una volta la riprova evidente che il personaggio in costume ciociaro, e la rispettiva iconografia, era veramente un componente significativo e consolidato dell’arte occidentale, era cioè divenuto un topos, un elemento distintivo e noto, era il costume al quale solamente si poteva far riferimento quando si parlava o scriveva o dipingeva o componeva, professionalmente, di certe tematiche quali il brigante, il pifferaro, lo zampognaro, il pastore o il pecoraio, il modello o la modella di artista, il contadino che incarnava l’Italia intera e talvolta anche l’Europa, l’artista girovago, l’emigrante, l’organettaro e molto altro. E la fantasia dell’artista pittore è questo che ha visto.
I due romanzi come detto hanno avuto fino ad oggi centinaia di edizioni, di traduzioni, di riduzioni audiovisive ed altro ancora, quindi non pochi editori si sono distinti ad illustrare queste vicende interpretando i personaggi nel modo più diversificato: quello più ricorrente ed anche più consolidato e familiare al lettore è appunto il personaggio ciociaro nel suo costume unico e tipico! E qui vogliamo evidenziare quelle che a nostro avviso sono state le edizioni più celebrate e di successo dei due romanzi. Per quanto riguarda ‘Senza Famiglia’ l’edizione del 1895 illustrata da Emile Bayard notissimo artista dell’epoca, in cui le immagini dei personaggi sono state rese in maniera magistrale ed attenta e dove l’artista ha prestato particolare attenzione a certi elementi del vestiario, soprattutto la resa inappuntabile delle cioce. La copertina invece si riferisce ad una edizione del ‘900 pur con ciociari. Mentre per quanto riguarda ‘Graziella’ si impone a mio avviso in maniera perfino prorompente l’edizione del 1927, la prima, che ci mette sotto gli occhi gli acquarelli magistrali di Umberto Brunelleschi che ha inteso addirittura ciociarizzare al meglio la immagine dei personaggi del romanzo come da lui interpretati.
Alla sua epoca Umberto Brunelleschi era ritenuto l’artista illustratore, decoratore, ritrattista più di successo della Francia, lo stesso Emile Bayard nell’ottocento.
Michele Santulli