Eppure i primi a lasciare una loro traccia agli inizi della storia nazionale; hanno generato Roma; sono state le prime tessere del mosaico imperiale romano; hanno stampato il primo libro in Italia e scritto le prime parole in italiano; hanno illuminato e acculturato l’Europa occidentale.
Il cesarepapismo, le investiture, la lotta alla dissidenza chiamata eresia e il genocidio, il processo sommario, l’inquisizione, la xenofobia razziale e altro sono dei papi ciociari.
La prima vera industrializzazione nazionale è nata qui.
Da un luogo sconosciuto in Alta Terra di Lavoro è iniziata la prima emigrazione nazionale per fame e miseria.
Qui è nata anche la figura del brigante, del pifferaio, dello zampognaro, dell’organettaro oggi patrimonio universale dell’arte, della letteratura e della musica.
In ogni museo o galleria o pinacoteca del pianeta si può essere certi di poter ammirare alle pareti o su un piedistallo un quadro o una scultura aventi per soggetto il personaggio in costume ciociaro o il corpo della modella o del modello ciociari: per restare nella sola crema, Manet, Degas, Corot, Cézanne, Matisse, Rodin, Leighton, Sargent, Whistler, Van Gogh, Picasso, Severini -cito a memoria- hanno eternato queste creature ciociare sia nei loro costumi e sia come modelle e modelli: nessun soggetto pittorico o scultoreo vanta siffatta qualità e quantità di firme!
Aggiungere, oggi, che Giuseppe De Santis, Libero de Libero, Severino Gazzelloni, Ennio Morricone, Marcello Mastroianni, Gina Lollobrigida, Tommaso Landolfi, Amedeo Maiuri, Antonio Valente, Anton Giulio Bragaglia, Amleto Cataldi, Tina Lattanzi, Nino Manfredi -e tanti ne dimentichiamo- sono di schiatta ciociara, significa rendere ancora più criticabili silenzi ed omissioni….ed altro.
Impieghiamo già nel titolo il termine ‘ciociari’ perché si tratta del solo termine atto a connotare inequivocabilmente sia dal punto di vista geografico sia dal punto di vista folklorico, pur determinante, i figli di questa terra di cui ci stiamo occupando, termine in verità oscuro e in gran parte indecifrato, ma il solo corretto: continuare a servirci delle accezioni ricorrenti e continuamente ripetute significherebbe il protrarsi e il consolidarsi del dubbio e del degrado e soprattutto dell’errore. In effetti detto termine ‘ciociaro’ pur investendo delle realtà storiche ed artistiche e sociali della massima rilevanza quale quelle, tra le tante altre, più sopra ricordate, è stato di regola scarsamente impiegato e, di norma, sostituito da ‘Abruzzi’ o ‘abruzzese’ oppure da ‘napoletano’ o ‘romano’ o ’laziale’ o ‘savoiardo’ o ‘siciliano’ o ‘zingaro’ e da non poche altre connotazioni: a tale oscuramento quasi consolidato del termine originario hanno senza dubbio contribuito, in aggiunta, le difficoltà sia della pronuncia sia dello scrivere per uno straniero! Qualche libro quale “ORGOGLIO CIOCIARO/Ciociaria pride” fornisce molte altre inaspettate informazioni sull’argomento.
Dove individuare le cause e la origine di tale incredibile degrado storico? Il fatto che questa ampia forse la più antica regione italiana, si sia trovata ai piedi di Roma e sulla testa di Napoli, è stato certamente il suo tallone d’achille iniziale: questi due giganti hanno semplicemente oscurato se non metabolizzato la Ciociaria. A tale realtà contingente e storica va aggiunta la disgrazia più letale e funesta cioè la pessima non-amministrazione e non-gestione da parte della pubblica istituzione e soprattutto l’insensibilità ed ignoranza della cosiddetta classe politica, da sempre. Ciò ha comportato che mai nessuno si è sentito coinvolto nella promozione e diffusione del messaggio autentico emanante da questa Terra. E uno dei tanti risultati è che oggi nemmeno più si conosce che cosa si intenda per ‘Ciociaria’: è in corso un processo involutivo del quale nessuno si rende conto: ora per tacita ammissione generale è la provincia di FR che è divenuta ‘Ciociaria’! E tale affermazione totalmente erronea viene rappresentata anche dalla Regione Lazio e le pubbliche istituzioni provinciali non fanno che adeguarsi. Si assiste al fatto che la parte meridionale della Ciociaria e cioè quella corrispondente all’antica Alta Terra di Lavoro borbonica, vale a dire Cassinate e Sorano principalmente, il territorio tra il Liri e il Garigliano, oggi più che nel passato continua ad impostare da parte di non pochi ‘benpensanti’, differenziazioni -non escluso anche razziali- tra ‘napoletano’ e ‘ciociaro’, ignorando o dimenticando, tra l’altro, il piccolo dettaglio che tutto (il costume ciociaro, la emigrazione per fame e miseria, il concetto folklorico di ‘ciociaro’ ed il resto) è nato in Valcomino, Terra di Lavoro. Ma tali riflussi e rigurgiti di natura sentimentale sono così anacronistici e infondati che in verità arrecano scarsi danni.
Esiziali invece i guasti e perfino gli insulti che, volutamente o inconsapevolmente, vengono arrecati alla Ciociaria da altre direzioni. Non vogliamo ricordare le perfino ingenue disinformazioni tramandate dagli artisti pittori e letterati che nei secoli passati hanno solcato queste terre allorché ripetutamente scrivevano di ‘Abruzzi’ pur trovandosi a Cassino o a Sora o ad Arpino e pur non avendo mai messo
piede in Abruzzo. Alludiamo invece alle pubbliche istituzioni che hanno ridotto, come detto più sopra, la Ciociaria alla provincia di FR o a quelle che hanno scoperto perfino dei nuovi territori: a partire dalla Università di Cassino medesima che ora si chiama del ‘Lazio Meridionale’ a far intendere che esiste anche un Lazio Centrale o Settentrionale oppure a intendere come se la università di Urbino si chiamasse delle Marche Settentrionali e quella di Camerino delle Marche Meridionali. Si dirà, tutto è possibile. E che dire di quell’ente anche pubblico che ha ‘investito’ una grossa cifra di soldi europei per illustrare con eleganti tabelloni stradali e raffinate frecce segnaletiche le ‘Terre di Comino’, questa nuova regione prima sconosciuta? E che dire anche di quell’altro ente pure esso ben fornito di soldi europei che parimenti ha scoperto altri territori inesplorati, le ‘Terre d’Argil’ per la gioia dei novelli livingstone e quell’altro ancora, pure ricco di soldi europei, che ha scoperto ‘Le Terre Pontine’?
Ci arrestiamo e ci mettiamo nei panni del turista o forestiero che vorrebbe conoscere che cosa è la Ciociaria o, più semplice, come si chiama la regione distesa ai piedi di Roma. Tale domanda vorremmo rivolgerla all’Assessore Regionale, per non disturbare quello provinciale di FR o di LT morti da sempre.
Michele Santulli