E’ a Segni che si svolgerà il progetto”I Colori della Vita”. Lo scopo è quello ,oltre a far conoscere la cittadina,di illustrare una serie di eventi a tema,come alcune forme d’arte che siano in grado di produrre emozioni nell’essere umano attraverso l’uso dei colori come la pittura,la scultura(il carving fruit-intaglio della frutta),la fotografia,la grafica digitale. Ogni incontro darà l’opportunità di creare un parallelo tra le emozioni prodotte dall’uso del colore in una delle arti citate e le sensazioni che emergono dal connubio colore-gusto nell’arte culinaria.
Due i rappresentanti di categoria ,il Maestro Tony Lucchesi per l’arte pittorica e lo Chef Marco Graziosi per le creazioni gourmet. Nel primo incontro verrà presentata la collezione di quadri rimasti in Italia del Maestro Lucchesi ripercorrendo la storia dell’artista dagli studi negli Stati Uniti alla lunga permanenza in Italia fino all’incontro con lo chef Marco Graziosi e il ritorno negli States.Ed è proprio da questa bella amicizia che nasce questo primo evento dove le emozioni dei colori incontrano i sapori genuini dei prodotti dei monti Lepini Il Maestro Lucchesi interverrà in diretta da Philadelphia per un commento sulla manifestazione.
Lunga la storia personale e quella lavorativa dell’artista Lucchesi. Nasce a Chester in Pennsylvania nel 1931 e studia pittura e incisione al Philadelphia College of Art. La sua arte è influenzata da vari eventi come le conferenze di Franz Kline che lo accompagneranno per molti anni.Nel 54-56 in Corea,dove si reca per il servizio militare, assiste alla produzione di calligrafia dei monaci buddisti con un pennello,elemento di riflessione per i suoi lavori futuri. Nel ’56 il suo primo studio a New York City e al “Ceder bar” incontra gli innovatori del movimento quali Pollok,Motherwell.De Kooning e Kline. Nel Marzo del ’58 trasferì il suo studio a Roma e con lui riportò in Europa l’espressionismo astratto nella sua culla. nel corso degli anni, l’arte di Lucchesi continua a regalarci innegabili riverberi della sua prima collaborazione con la Scuola di New York. Nel panorama romano degli anni Sessanta, l’arte di Lucchesi non fu influenzata dai vari movimenti artistici dell’epoca, dalla Pop Art o da movimenti che, spesso, dipendevano dall’adesione ad una particolare corrente politica.Alla fine degli anni ’60 Lucchesi si avvicina alle gallerie d’arte e nel ’68 l’artista presenta la sua prima mostra alla galleria”Il Cerchio”. La mostra rivelò un inatteso cambiamento di ritmo per quelli che già conoscevano il suo lavoro. Le sue opere consistevano in bassorilievi metallici eseguiti su tela. Una interazione di successo tra pittura e scultura.
Inizio anni ’70 abbandona la pittura con il pennello e si dedica alla realizzazione di rilievi su tela sviluppati in moduli progettati per essere integrati con l’architettura.
Negli anni ’70 e ’80 Lucchesi produsse tele di grandi dimensioni, eseguite con grande fervore e carezzevoli implicazioni surreali. In quegli anni Lucchesi iniziò ad esporre regolarmente in Italia ed in Svizzera. A tutt’oggi oggi le molte sperimentazioni e ricerche artistiche di Lucchesi ribadiscono la sua tenace convinzione nelle radici della filosofia della Scuola di New York dell’action painting.
.Il maestro dichiara che l’esposizione in Sicilia del 2002 rappresenta la direzione del suo lavoro oggi.
Negli anni ‘80 prende forma l’idea dei seminari di creatività che l’università di Losanna e la comunità psichiatrica svizzera patrocineranno per più di 20 anni. Nel 1985 Fulvio Palombo, 29 anni, entra a far parte dello studio di Lucchesi come apprendista fino a divenirne insostituibile assistente nei seminari.
Palombo dimostra eccellenti capacità organizzative e di relazione nonché un’ottima cultura, tanto da diventare il braccio destro del maestro per trenta anni.
Creano dipingendo a quattro mani la collezione “I pontefici nel Lazio”, ritratti a grandezza naturale di 15 papi, nati o che hanno lasciato nella regione la loro testimonianza sugli eventi storici.
Nel 2015 Palombo viene a mancare e il Maestro Lucchesi trova in un estroso chef del luogo e nel suo team degli amici e collaboratori speciali, con i quali trascorrere gli ultimi tempi di permanenza in Italia prima del ritorno nella terra di origine. I suoi quadri fanno parte della collezione permanente a Pori(Finlandia) e Ascoli Piceno(Italia e oggi una interessante collezione proprio nella splendida cittadina di Segni.
Ambizioso intento di questa sezione è quello di far conoscere la storia di Segni, una cittadina con due millenni di storia, situata alle porte di Roma.
E’ una ridente cittadina situata a 57 km a sud-est di Roma, a 668 m. di altitudine, su una dorsale dei monti Lepini, nella valle del Sacco.
L’economia e’ soprattutto agro-pastorale, con produzione di castagne e allevamento di bestiame: attiva anche l’industria per la produzione di materiali da costruzione. In estate è apprezzato centro di villeggiatura
E’ sede vescovile, in congiunzione con Velletri.
E’ ricca di monumenti, che testimoniano le sue antiche origini.
E’ la volsca Signia, ed è ancora cinta da mura ciclopiche (sec. VI a. C. ) ben conservate, nelle quali si aprono alcune porte.
Notevoli, i resti delle mura, con la c.d. Porta Saracena, larga in alto m. 1,40 e alla base m. 3, di forma ogivale con architrave monolitico.
Oltre la Porta Saracena sono presenti altre porte minori, già descritte dai numerosi archeologi che periodicamente hanno fatto studi su Segni come la “Portelletta”, subito sotto il curvone di Pianillo; Una porta nel tratto intermedio fra la Saracena e la Portelletta; Una piccola porta, senza architrave, subito sotto la pineta di Pianillo; La “Porta Santa”, subito sotto S.Pietro, dalla caratteristica arcata ogivale; la “Porta Foca”; la porta in corrispondenza del Ponte Scarabeo; la porta del Lucino. Altri monumenti degni di nota sono sull’Acropoli i resti di un tempio del III-II sec. a.C. (parzialmente inglobati nella chiesa di S.Pietro (sec. XIII), che occupa la cella centrale dell’antico tempio), e la Cisterna Romana, anticamente utilizzata per il recupero dell’acqua piovana per uso umano, in mattoni di tufo cementati con l’ “Opus Signinum” (tipo particolare di calce, caratteristica del luogo, famosa nel tempo antico perchè molto resistente ed impermeabile all’acqua); nel centro storico la Cattedrale, con la facciata neoclassica progettata dal Valadier.
Un po’ di storia…
Insediamenti saltuari sono presenti nel territorio di Segni fin dai tempi più remoti, addirittura risalenti all’età del bronzo. La vera storia di Segni inizia però in epoca protoromana, tempi in cui Segni assurse a grande importanza in virtù anche della sua posizione strategica sulla Valle del fiume Sacco, quindi sulla direttrice che mette in contatto l’alto Lazio con il basso Lazio e la Campania.
Nel VI° sec. a.C. (precisamente nel 513 a.C.) Tarquinio il Superbo, uno dei sette Re di Roma, inviò a Segni dei coloni e una guarnigione armata per proteggere, per via terra, le vie di accesso alla città di Roma. Proprio per questi fatti, suffragati anche da ritrovamenti archeologici, si dice che Segni fu fondata da Tarquinio il Superbo.
Successivamente (495 a.C.) Sesto Tarquinio deduce a Segni una seconda colonia.
In entrambi i casi, come consuetudine di quei tempi, una buona dose di coloni romani viene ad insediarsi nel territorio di Segni.
Ma Segni, sin dai primordi, fu una città-stato autonoma fino al 340 a.c. quando venne conquistata dai Romani che ben presto Le concessero la dignità di Municipio, godendo così di relativa indipendenza, ma con obblighi di alleanza con la stessa Roma.
Infatti nel 493 a.C. i Segnini furono uno dei popoli sottoscrittori del Foedus Cassianum, patto di alleanza stipulato tra le città latine e Roma, dopo il termine della battaglia che i Romani avevano intrattenuto con popoli che si erano ribellati durante il secondo consolato di Spurio Cassio.
In questi tempi Segni era dunque una città tanto fiorente che, unica in tutto il Lazio, coniava monete d’argento con la scritta SEIC e addestrava milizie proprie con le quali offriva aiuto a Roma (A tal proposito sembra che il nome “Segni” derivi proprio dal SEIC suddetto, indicante il cinghiale, animale sacro per gli antichi abitanti di Segni, anche se altri lo fanno derivare dalle insegne di Tarquinio il Superbo -SEIGNIA, in latino- o dalla statua del dio Mercurio -Signinum-, presente nel recto delle monete di Segni, oppure ancora segno (seignom) distintivo di Segni che, sola fra tante città latine, coniava moneta) .
Signia è governata da quattro pretori, due per la legislazione e due per il governo effettivo. E’ alleata fedele di Roma, particolarmente nei momenti più difficili, e per questo viene scelta come luogo di confino dei prigionieri punici durante la guerra contro Annibale di Cartagine. Durante la battaglia fra Mario il giovane e Silla, i segnini parteggiarono per il primo: alla sua sconfitta (nella battaglia di Sacriporto, vicino Piombinara) i segnini ricevettero una cruda rappresaglia da parte di Silla.
Si arriva così all’89 a.C. (guerra marsica), anno in cui Segni acquisì la condizione di Municipio ed il diritto di fregiarsi della sigla S.P.Q.S. (Senatus PopulusQue Signinus).
Durante l’era repubblicana ed il successivo periodo imperiale, a Signia viene costruito il foro, i templi al dio Ercole, alla Bona Dea, vengono innalzati monumenti a varie divinità ed all’imperatore Marco Aurelio Antonino (detto Caracalla) e vengono costruite numerose, e lussuose, ville nel circondario.
In epoca molto posteriore Segni subì i gravi disagi conseguenti alla guerra greco-gotica che portò un periodo di recessione economico-sociale.
Tra la fine del sec. VI e l’inizio del successivo nacque a Segni Vitaliano, Papa dal 657 al 672. Questi cercò un riavvicinamento con l’Impero Bizantino e con la Chiesa di Costantinopoli, inviò missionari in Inghilterra e diffuse il canto Gregoriano.
In epoca bizantina Segni ebbe una ripresa economico-sociale.
Successivamente, a cavallo dei secoli XII-XIII, inserita nel Ducato Romano e nel “Patrimonio di S.Pietro”, Segni si sviluppò sotto il dominio della S.Sede raggiungendo l’apice della fama e l’autonomia locale. In tale periodo Segni divenne residenza estiva dei Papi e venne costruita da Eugenio III una residenza estiva, l’attuale Seminario Vescovile. In questi anni soggiornarono a Segni Papi di grande importanza come Pasquale II, Eugenio III, Alessandro III e Lucio III (che santificò San Bruno, vescovo della città dal 1079 al 1123).
Nel 1353, per far fronte alle angherie dei baroni della Campagna, si affidò alla signoria di Giovanni Conti. divenuta feudo passò, nel 1575, a Mario Sforza.
Nel 1557, durante la guerra di Campagna, Segni subì gravi lutti e un terribile incendio.
Nel 1585 il Papa Sisto V° elevò Segni a Ducato (il primo duca è stato Alessandro Conti Sforza). Nel 1639 il ducato fu messo all’asta; dopo alterne vicende fu infine riscattato da Livia Cesarini che diede origine alla famiglia degli Sforza Cesarini.
Il 20 Settembre 1870 Segni entra a far parte del Regno d’Italia.
Il resto è storia recente, con la Guerra Libica e le due Guerre Mondiali, conflitti in cui Segni pagò un forte tributo di sangue e subì un devastante bombardamento nel Marzo del 1944.
Un progetto particolarmente interessante che unisce due delle caratteristiche che contraddistinguono da sempre l’Italia nel mondo,lo splendido connubio Cibo e Cultura che offre molto più di un’emozione…offre il racconto di un paese che ha fatto Storia!
Michela Cenci