Le opere-oggetto di Mojmir Jezek hanno uno stile unico e accattivante, non basta osservarle, vien voglia di toccare con mano quei volti, quei corpi che attirano per il contrasto tra il ritratto statico e inerte e i cromatismi dinamici delle superfici.
Alla sala 1 di Roma, presso il Centro Internazionale d’Arte Contemporanea è in programma la mostra Morbidi Ritratti, sarà possibile visitarla fino al 10 gennaio 2010. Un aspetto curioso che rende anche divertente questa esposizione è che chiunque potrà commissionare all’artista un morbido ritratto, si riscopre così l’antica tradizione della committenza di un’arte che per divenire tale deve prima di tutto essere un’attenta creazione artigianale.
Origini cecoslovacche ma italiano di nascita, Jezek è l’illustratore della rubrica Questioni di cuore firmata da Natalia Aspesi sul Venerdì di Repubblica, collabora anche con altre testate, ed è l’inventore di Madame Inquieta, il personaggio con la testa a forma di cuore, pubblicato sulle pagine di Linus.
Come sono fatti questi ritratti, ci si domanda osservando bene i particolari delle opere esposte, Jezek realizza i suoi ritratti sulla gommapiuma con la sparapunti, in poche parole la gommapiuma viene dipinta e contenuta da punti metallici, dando così al quadro un dinamismo particolare, si forma un morbido bassorilievo da cui emergono i lineamenti del volto impresso, sorprende come l’immagine dei suoi volti appaia precisa e tagliente.
Sparapunti e gommapiuma in tempi di crisi vanno bene -ironizza l’artista- perché costano di meno dei pennelli e dei colori a olio e danno dello “stato di necessità” che viviamo un’idea quasi didascalica.
Fra i ritratti si ritrovano alcuni personaggi quali Roberto D’Agostino, Idi Amin Dada (apparso nella collettiva “Pagine nere” alla galleria l’Attico a Roma), Fabio Sargentini ed Amnon Barzel. La mostra è ospitata nella galleria insieme all’allestimento semi-permanente dello scultore Tito a cura di Giuseppe Apella.
L’evento è curato da Chiara Piermattei Masetti e coordinato da Barbara Santamato per Sala 1.
Mauro Meleddu