Le favole e i miti in genere hanno la capacità di trascinare chi li legge o li ascolta in un mondo di irrealtà e sogno. E’ proprio questa la loro funzione principale, quella di rappresentare degli archetipi, dei modelli ai quali tutti possono fare riferimento per identificarsi. Ne è uno splendido esempio la fiaba “I cigni selvatici” del grande scrittore danese Hans Christian Andersen. Ad essa è dedicata una meravigliosa mostra, allestita al Palazzo Massimo, in cui l’artista principale è nientemeno che una regina. I formidabili decoupages in esposizione infatti, sono opera di S. M. Margrethe II, regina di Danimarca. Come in una favola nordica, la regina, fin da fanciulla, è rimasta affascinata da questa particolare narrazione di Andersen, che parla di fede, di rinascita e di amore familiare. La terrorizzavano le perfide Lamie, che di notte scavano nelle tombe del cimitero per cibarsi dei cadaveri. La giovane Margrethe rimase colpita dalla capacità delle fiabe di offrire una serie lunga e ininterrotta di immagini, come in un caleidoscopio, che riescono a influenzare la mente di chi ci si avvicina. Per questo, divenuta grande e scoperta l’arte del decoupage, spesso ha lavorato sulle storie di Andersen. In particolare, le opere prodotte per “I cigni selvatici”, sono state usate coma scenografia per la trasposizione cinematografica del racconto. I lavori sono divisi in tre sezioni: Natura, Fede e Cultura. Questi ultimi sono sicuramente i più interessanti. Le immagini di castelli, giocattoli, palazzi, cuscini, poltrone si mescolano a frammenti di grandi dipinti; creano giochi di luce e ombra, rappresentano la disperazione più nera e la gioia più intensa, come se fossero messi di fronte a specchi riflettenti, come in una meravigliosa favola appunto. In mostra si possono ammirare anche i fantastici costumi, disegnati sempre dalla regina Margrethe per gli attori che interpretano, nel film, i personaggi della fiaba. Il percorso offre anche la testimonianza del soggiorno di Andersen a Roma. “Io ho come la sensazione di esserci nato qui, e di esserci sempre vissuto, ogni cosa mi appare familiare, anche la vita della gente”. Queste sono le parola dello scrittore danese, che giunse nella capitale giovanissimo, in un momento di grande angoscia per lui, causata dalla morte della madre e dalla stroncatura letteraria ricevuta in patria. In esposizione ci sono i disegni estemporanei che l’autore era solito tracciare con la matita quando vedeva qualcosa che lo interessava, durante le sue passeggiate nella vie di Roma. Piccole opere d’arte, raggruppate quasi per tema. Immagini di Piazza Barberini, Santa Maria Maggiore, Piazza Venezia. Qui lo scrittore recuperò la sua energia, aiutato anche dall’amicizia col grande scultore Bert Thorvaldsen. Come in una splendida favola, la mostra porta il visitatore in viaggio. La bellezza viene distrutta dall’invidia, ma poi la sua purezza trionfa sul male. Un meraviglioso archetipo, che rappresenta la caduta verso il basso e l’irresistibile ascesa verso l’alto dell’animo umano.
Box informazioni:
I regni immaginari
Museo Nazionale Romano in Palazzo Massimo (Largo di Villa Peretti, 1)
dal 14 aprile al 9 settembre 2012
info: Pierreci
tel. 06 39967700
www.pierreci.it