Il demone della modernità. Pittori visionari all’alba del secolo breve

Siamo all’alba del XX secolo e la pittura che ne deriva è estremamente raffinata, esplora quelle suggestive regioni della coscienza umana fino all’affascinante confine tra realtà e sogno che fino ad allora erano rimaste sempre escluse da qualsiasi indagine artistica. Il Simbolismo è caratterizzato da un’estetizzazione ultra raffinata in cui l’azione è pressoché nulla, mentre tutte le passioni e le tensioni vitali vengono vissute nell’ambito del sogno.

Angeli e demoni, conscio e inconscio, incubi e sogni, visioni oniriche, proiezioni delle nostre paure più intime, fantasie mostruose, ossessioni e tormenti, inquietudini e persecuzioni. Elementi protagonisti della mostra.

Una galleria di immagini dell’inconscio, è il secolo della modernità popolato da un’arte misteriosa e profonda che mette in scena le gelide tenebre delle emozioni. Un percorso alla ricerca ossessiva della realtà.

La mostra ci conduce alle esplorazioni fantastiche del mondo interiore di Odillon Redon; dalle creature oniriche mitologiche di Arnold Boecklin, alla Salomé di Hans Unger, passando per le scenografie senza tempo di Gustave Moreau, fino alla seducente rappresentazione del peccato di Franz Von Stuck. La lista dei capolavori esposti prosegue con Paul Klee, Carlos Schwabe, J.A.G. Acke, M. Kostantinas Ciurlionis, Max Klinger, Leon Bakst, Alfred Kubin, Felicien Rops, Lovis Corint, K. Wilhelm Diefenbach e Leo Putz, accanto agli italiani Mario De Maria, Guido Cadorin, Cagnaccio di san Pietro, Bortolo Sacchi, Alberto Martini.

Tutti gli artisti si sono cimentati in rappresentazioni al confine tra il fantastico, il misterioso e il lussurioso. Questi pittori, dallo spirito visionario e utopistico, ci presentano una modernità inquieta fitta di rimandi di morte, ma al contempo celebratrice di un vitalismo che, partendo dagli angoli più nascosti dell’essere, si muove verso nuove conquiste e nuovi miti. La mostra mette quindi in scena l’irrompere di una modernità tempestosa, capace di rinnovare il linguaggio dell’arte in quanto infrange tutti i rigidi schemi della classicità per introdurre movimento, sonorità e contaminazioni tra i generi.

Nuovi linguaggi, dunque, per raccontare turbamenti dell’anima.

Accostando incubi e sogni si percorre un viaggio carico di emozioni che accompagna nelle più oscure profondità dell’inconscio fino a giungere alla luminosità dello spirito.

Il visitatore potrà compiere un percorso tra le scoperte di un’arte esclusiva e misteriosa e la rappresentazione drammatica e cruda della follia della guerra. Viene però fuori una modernità inquieta e tempestosa, al tempo stesso prefiguratrice di morte e celebratrice di un vitalismo proteso verso nuove conquiste e nuovi miti.

Davvero una mostra per chi ama forti emozioni; un viaggio di crescita, disperazione e rinascita.

 

Box informazioni:

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questa la mostra presso Palazzo Rovella a Rovigo dal 14 febbraio al 14 giugno 2015.

Anna Germano

 

 

 

 

 

 

 

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