Prenderà il via il prossimo 13 febbraio 2016 ai Musei San Domenico a Forlì la mostra-evento Piero della Francesca. Indagini su un mito, volta a celebrare il percorso artistico e la cultura pittorica di questa figura, protagonista indiscussa dell’arte italiana sin dal Quattrocento.
L’iniziativa si svolge con la direzione generale di Gianfranco Brunelli, ed è frutto del lavoro di un comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci, che ha selezionato, per l’occasione, un corpus di capolavori di Piero della Francesca, inquadrandoli nell’ambito del Rinascimento italiano ed in rapporto ad altre opere di grandi artisti contemporanei e non solo. La mostra dà conto dell’unicità dello stile pierfrancescano, nonchè della capacità del pittore toscano di eternare le immobili figure di solidi umani: solo in parte sfiorate dalle passioni, ed avvolte in una pace sovrannaturale, Piero della Francesca è maestro nell’elevarle dal caos e dalla mediocrità del mondo, grazie anche alla centralità della luce ed agli effetti su colori ed ombre.
La mostra si apre prendendo a richiamo i tratti distintivi del linguaggio pittorico di alcuni esponenti di spicco delle influenze masaccesche, ereditati da Piero della Francesca: la naturale luminosità di Domenico Veneziano, le incantevoli rese cromatiche di Beato Angelico, il rigore prospettico di Paolo Uccello, l’accuratezza plastica di Andrea del Castagno.
Da una descrizione delle principali fasi della formazione di Piero della Francesca e del suo stile pittorico, sviluppato a partire dagli anni trenta e quaranta del XV secolo, l’itinerario espositivo abbraccia le produzioni di artisti delle generazioni successive, impegnati in Italia ed in Europa, analizzandovi le tracce degli influssi pierfrancescani.
Ne costituiscono un primo esempio gli affreschi in esposizione del portoghese Giovanni di Consalvo, pittore fiammingo, che offre un’esatta rappresentazione prospettica, conciliandola con una particolare cura per luci ed ombre.
La mostra fa emergere le peculiarità del mondo espressivo di Piero della Francesca attraverso le opere di diversi artisti attivi in varie città italiane, dove il pittore originario di San Sepolcro fece tappa durante i suoi spostamenti tra Modena, Bologna, Rimini, Ferrara ed Ancona. Echi della sua arte vengono avvertiti dagli emiliani Marco Zoppo, Francesco del Cossa, Cristoforo da Lendinara e Bartolomeo Bonascia. L’elenco prosegue con i nomi di Angelo d’Antonio Camerino e Nicola di Maestro Antonio nelle Marche, Bartolomeo della Gatta e Luca Signorelli in Toscana, Melozzo da Forlì e Antoniazzo Romano a Roma; comprende, infine, le figure di Giovanni Bellini e Antonello da Messina a Venezia.
Il “mito”, a cui il titolo stesso della mostra riconduce, viene trattato altresì nei termini moderni di riscoperta ottocentesca, dopo secoli di oblio, con una rassegna di artisti e di opere che racchiudono notevoli lasciti della cultura di Piero della Francesca. Oltre a quelli italiani di pittori sperimentali e d’avanguardia come i Macchiaioli, in mostra sono allestiti i lavori di artisti europei quali i disegni di Johann Anton Ramboux, e le copie a grandezza naturale del ciclo di Arezzo di Charles Loyeux. C’è spazio, poi, per la riscoperta inglese, risalente al primo Novecento, attribuita a Roger Fly, Duncan Grant, ed al Gruppo di Bloomsbury.
L’influenza del genio pierfrancescano giunge fino ai risultati conseguiti da Degas in materia di solidità geometrica e di ritmo spaziale. Risuona, inoltre, in Seurat e Signac, e si spinge lungo i molteplici percorsi del post impressionismo, tra i bagliori del purismo di Puvis de Chavannes, le sperimentazioni metafisiche di Odilon Redon, e le vedute geometriche di Cézanne.
Un’ulteriore sezione della mostra indaga il ruolo centrale di Piero della Francesca nel corso del Novecento, evidenziando i tratti del suo linguaggio espressivo più apprezzati dai contemporanei: l’astratto rigore formale, la norma geometrica, la pittura rarefatta e sospesa ricca di significato. Si inseriscono in questa parte i confronti con artisti italiani quali Guidi, Carrà, Donghi, De Chirico, Casorati, Morandi, e Sironi, per citarne alcuni, e con esponenti stranieri come Le Corbusier, Balthus e Hopper.
La mostra resterà aperta fino al prossimo 26 giugno 2016.
Per tutte le info: www.mostrefondazioneforli.it.
Clara Agostini