Il suo primo disegno Andrea Pazienza lo fece quando aveva appena diciotto mesi. Era un orso che lasciò sbalorditi i suoi genitori, dando loro il sentore di avere un figlio speciale, dalla spiccata creatività. Non a caso, in seguito, a soli 21 anni, Andrea era già diventato un punto di riferimento, un’icona per la sua generazione.
Il 4 aprile avrà luogo una mostra su questo eccezionale fumettista italiano presso la Galleria Artistica dell’Associazione “La Farandola”, nel quartiere Centocelle, a Roma, organizzata in collaborazione con il Centro lettura “Alessandro Grazia” onlus e patrocinata dal Municipio Roma V, dall’Assessorato alla cultura, creatività e promozione artistica di Roma Capitale e della Regione Lazio.
Grazie al supporto ed alla disponibilità della sorella di Andrea, Mariella Pazienza, sarà possibile ripercorrere il percorso formativo e di crescita personale dell’artista, attraverso appunti di scritti e pensieri, fotografie, video e disegni: tutto ciò che di fatto ha caratterizzato e motivato la sua vita.
Andrea iniziò a dedicarsi alla scrittura in giovanissima età: scriveva e disegnava di continuo, dando vita ai suoi mondi, immerso nella tranquillità della propria casa.
Da Montepulciano si trasferì poi a Pescara per studiare in un liceo artistico dove incontrò professori straordinari che si resero conto del talento che avevano davanti. In questo periodo Andrea realizzò numerosi quadri, che palesavano a pieno il suo interesse per la grafica pubblicitaria e per le avanguardie artistiche del 900. Dopo i quadri vennero i fumetti: come lo stesso Andrea ha affermato in seguito, il fatto che i suoi quadri di denuncia venissero comprati da farmacisti e messi nelle loro camere da letto gli sembrava una contraddizione: sapere che quei quadri con quei valori pulsassero in quegli ambienti era per l’artista un nonsenso e, al contempo, un limite. Da ciò, quindi, nacque l’esigenza ed il bisogno di darsi ai fumetti.
Nel 1974 Andrea si iscrisse al Dams di Bologna: pur non militando in un gruppo politico, visse ugualmente sulla propria pelle gli anni più intensi delle lotte studentesche ed è da qui che ebbe origine il suo esordio ufficiale nel mondo del fumetto con “Le straordinarie avventure di Pentothal”.
Seguirono la fondazione di “Cannibale”, rivista indipendente underground, la collaborazione al settimanale satirico “Il Male” e poi ancora “Frigidaire”, sulla quale fece il suo esordio Massimo Zanardi, il suo personaggio più noto.
Gli anni ’80 furono segnati da un’intensa attività di illustratore e da forti problemi di droga.
Nel 1985 Andrea lasciò Bologna e si trasferì a Montepulciano, dove iniziò a collaborare con gli Editori del Grifo. Nonostante le difficoltà personali la creatività di Andrea non si arrestò ma diventò sempre più via di fuga e al contempo di confessione. Nel 1985 su “Alter Alter” iniziò la pubblicazione di Pompeo, altro grande personaggio di Andrea, che venne però interrotta dopo alcune puntate per poi uscire come storia completa nel 1987: qui, in un intenso racconto dai toni drammatici e disperati, Andrea si aprì ai suoi lettori affrontando il tema dell’eroina e della morte.
La stessa morte che se lo portò via giovane, all’età di 35 anni, nel 1988, nella casa natia di Montepulciano.
Sempre nell’ambito della mostra “Un segno indelebile… Andrea Pazienza nelle scuole”, che vuole omaggiare la vita e l’estro di uno dei più grandi fumettisti italiani, è prevista l’istituzione di 10 borse di studio artistiche rivolte alle scuole secondarie di 1 grado del Municipio V e a quelle di secondo grado, ad istituti superiori artistici dei Municipi di Roma Capitale e Provincia, con lo scopo di far maturare la propensione all’arte nei più giovani. Non solo, come dichiarato dal Presidente del Municipio Roma V Giammarco Palmieri, affinché anche in tempi di crisi venga fornito ai giovani un supporto nel raggiungimento degli obiettivi e nella realizzazione dei desideri; ma anche e soprattutto affinché l’arte non muoia mai e sia sempre forte e viva, intrisa della sua nobile, duplice funzione che l’ha spesso contraddistinta, ossia quella di racconto del sé tenendo presente il proprio tempo.
Michela Graziosi