Il violino nella storia:fra sospetto e meraviglia

Nato come strumento popolare, il violino ha mantenuto per oltre quattro secoli la sua semplicità: “Quattro fili di budello tesi su pochi etti di legno stagionato e verniciato con resine naturali” – scrive Alberto Conforti in “Il Violino”. In realtà, il principe degli strumenti è il risultato di una complessa ponderazione architettonica formatasi nel tempo. Le mani esperte e sapienti del suo costruttore,  il liutaio, possono dare alla luce una vera e propria opera d’arte, che con il passare del tempo acquista sia qualità sonora e ricchezza economica. Com’è noto per gli Stradivari, i cui strumenti raggiungono oggi valori pari alle opere di Van Gogh.

 

Esigente, capriccioso, fragile e invidiato. Odiato, amato e custodito il violino – inizialmente strumento dei mendicanti al pari della ghironda – accompagnava il girovagare dei diseredati che affidavano la loro esistenza alla generosità dei passanti. Lentamente è andato assumere un ruolo sempre più importante fino a diventare lo strumento principe della musica classica. I più grandi compositori, da Bach a Bartok, da Beethoven a Stravinskij hanno affidato a lui il compito di solista. Accadde così, e accade tutt’oggi, che le frasi più importanti d’una sinfonia siano sempre suonate dai violini. Non è un caso se il primo violino, nelle orchestre sinfoniche, entra sul palco subito dopo il direttore.

 

Similmente, nelle musiche rimaste popolari, il suono del violino è considerato fondamentale strumento di comunicazione, al pari della voce. Nella pizzica salentina così come nella danza coreutico musicale della Tarantella, al violino è affidato il compito di toccare e sciogliere i nodi dell’animo dei “dannati”. Attraverso la danza è possibile riscoprire il proprio movimento e così facendo, ballare e roteare in equilibrio con se stesse e con il Mondo. C’è un libro, molto intenso, che ben racconta tale processo: “Metti il diavolo a Ballare”.  L’autrice è Teresa de Sio.  E per chi fosse interessato è possibile leggere la recensione che Eventi Culturali ha seguito per la presentazione di tale opera narrativo-musicale.

 

“Il violino è uno degli strumenti più utilizzati al mondo. Dalla tradizione classica occidentale a quella indiana, passando per la musica araba e o il bluegrass americano ed il folk irlandese, il violino è sempre presente ed è spesso protagonista”. Queste le parole di Luca Ciarla, un violinista straordinariamente capace di fondere insieme stili musicali diversi. Tali parole aprono e introducono al corso di Violino Jazz che lo stesso Ciarla ha ideato e svolto nel 2008 a Vasto. È consuetudine, infatti, associare il violino alla musica classica. Soprattutto per che è nato e cresciuto in Italia, specialmente nella capitale; associare le due realtà quasi come fosse un binomio inscindibile. E’ vero si, che il repertorio violinistico nella musica classica ha saputo raggiungere i suoi livelli più sublimi. Pensiamo a Paganini, il cui nome è ancora vivo fra il volgo popolare. I suoi Capricci sono ancora oggi il banco di prova finale d’un violinista classico.

 

Ma esistono e sono esistite anche realtà altre dove il violino ha raggiunto livelli ammirevoli per quelle che sono le griglie valutative nostrane, che non fanno che accrescere l’importanza di tale strumento nella vita musicale delle genti più diverse. A cercare le costati di tale continuità e prestigio nella storia della musica è possibile certamente rintracciare qualità come: capacità di riprodurre suoni e accenti di sfumature infinitesimali, come i sentimenti, le passioni; il saper passare da toni languidi a cavate decise e intense. Sia che il violino sia di pregio o di fabbrica, è sufficiente poggiare l’arco sulle corde perché si senta una risposta. Il violino risponde prontamente alle sollecitazioni dell’arco. Immediatamente.

 

Non a caso nei secoli passati la sua immagine è stata associata al Diavolo. Nella “Historie du soldat di Stravinskij”, il diavolo tentatore è disposto a cedere tutto pur di avere il violino del povero soldato” – scrive Alberto Conforti ne Il violino. Se provate a chiedere a qualcuno di Paganini sarà sufficiente lasciar trascorrere qualche minuto perché nella vostra conversazione sentiate emergere la parola Diavolo. Ed è per tale motivo che il violino è entrato assai tardi nelle chiese, poiché guardato con molto, molto sospetto.

 

Viero Menapace

 

 

 

 

 

 

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