Dalla Bretagna alla laguna veneziana, lungo percorsi che si sono snodati tra diversi punti e diverse aree dell’Europa, in un viaggio alla scoperta di luoghi e scenari molteplici. È nel segno della semplicità e delle suggestioni che ha inizio l’avventura ispirata dalla mostra I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia, in programma dal prossimo 17 settembre 2016 a Palazzo Roverella a Rovigo.
Il progetto ruota attorno al racconto di Giandomenico Romanelli, realizzato su invito della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Colori ed emozioni, insieme a storie diventate leggende, mode e tendenze di vario tipo formano un composito universo illustrativo, che intende esplorare alcuni aspetti della nascita della pittura moderna nel nostro continente. Dai materiali pittorici e grafici principalmente diffusi, alle sperimentazioni messe in atto tra la scuola di Pont-Aven ed il movimento dei Nabis, l’esposizione narra di artisti in fuga dalla città, ed alla ricerca di un rifugio nel mare, potente come quello della Manica, o più dolce e familiare come quello della laguna veneta.
Una sezione della mostra sarà dedicata alla figura di Paul Gauguin, guardando al bagaglio di esperienze e di stili maturato durante la formazione nell’incontaminato sud della Francia a fine Ottocento, prima della definitiva partenza per Tahiti e le isole Marchesi. Oltralpe l’artista si trovava circondato da una comunità internazionale di pittori, che erano soliti trarre spunto dal paesaggio e dallo scambio reciproco, secondo un intento di semplicità che spesso sfociava nell’indagine di simbologie nascoste nella realtà e nella natura, come appariva tipico del tardo impressionismo. Un nuovo slancio per l’essenziale contraddistinse il linguaggio espressivo antinaturalistico del gruppo di autori tardo-impressionisti, che finì per mescolarsi con le poetiche del primitivismo e dell’esotismo dell’Europa di fine XIX secolo, aprendo a differenti correnti artistiche, come l’esperienza parigina dei Profeti, o Nabis, dall’antico ebraico. Il distacco dalla riproduzione della realtà si realizzò grazie a colori intensi, profili definiti, assenza di dettaglio ed esplosione di forti emozioni, nel quadro di una pittura sintetica ed elementare, ridotta all’essenziale. Sulla scia di questa, s’inserì l’esperienza dei Fauves, oltre all’Art Nouveau, all’Espressionismo ed all’arte astratta.
Parte delle innovazioni pittoriche che abbracciarono l’Italia saranno approfondite in una sezione specifica della mostra, con un focus sulla stagione bretone dell’arte coltivata entro i confini nazionali a cavallo tra Ottocento e Novecento. All’epoca, diversi furono gli artisti dapprima vissuti a Parigi o altrove in Francia, che raccolsero caratteri e influssi dell’impronta acquisita da Gaugin a Pont-Aven. Tra tutti, Gino Rossi con la sua Burano, capace di oscillare tra illuminazioni e tenebre, nell’ambito di una ricerca drammatica e convulsa, frutto di un precario equilibrio psichico legato alle difficoltà della prigionia e del dopoguerra.
La rassegna espositiva si concluderà con uno sguardo sugli artisti eredi di questa variegata produzione creativa, a partire dagli esponenti del Sintetismo carico di una nuova sensibilità borghese e moderna: Paul Sérusier, Émile Bernard, Paul Elie Ranson, Maurice Denis, accanto agli svizzeri Cuno Amiet e Felix Vallotton, presenti in mostra con celebri capolavori. I nomi degli italiani approfonditi saranno quelli di Felice Casorati, Oscar Ghiglia, Cagnaccio di SanPietro, Mario Cavaglieri.
L’esposizione, che sarà visitabile dal 17 settembre 2016 al 14 gennaio 2017, si annuncia come un’eccezionale retrospettiva di esperienze e motivi artistici e morali che hanno arricchito e contraddistinto una fase cruciale della nostra modernità.
Box informazioni: www.palazzoroverella.com.
Clara Agostini