Italia-Iran: torna l’intesa

bonino_in_iranL’Italia e l’Iran hanno aperto una nuova stagione di dialogo. Le aziende pubbliche e private che operano nella Repubblica Islamica sono infatti desiderose di riprendere le loro attività imprenditoriali, frenate in questi ultimi anni dalle sanzioni dell’UE e degli USA. Dopo la firma dell’accordo temporaneo sul nucleare iraniano raggiunto nella notte fra il 23 e il 24 novembre fra Teheran e i paesi del 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia e Germania), gli scambi tra l’Italia e l’Iran si sono intensificati. Secondo quanto riportato da PressTV, qualora le sanzioni fossero completamente rimosse, il volume degli scambi tra Roma e Teheran potrebbe tornare ai livelli del 2007. Come ricorda l’analista geopolitico di origine iraniana Nima Baheli: “L’Italia ha sempre avuto forti legami culturali ed economici con l’Iran. Roma era la prima partner economica di Teheran fino a pochi anni fa”. Insomma una vera finestra di dialogo con l’Europa, che oggi i due paesi vogliono ristabilire. L’ambasciatore iraniano in Italia Jahan – Bakhsh Mozafari ha reso noto che probabilmente il premier Enrico Letta si recherà in visita in Iran. Inoltre lo scorso giovedì Mozafari ha incontrato a Montecitorio la presidentessa della Camera dei Deputati Laura Boldrini, in seguito alla riattivazione del Protocollo di cooperazione parlamentare bilaterale, che segna un momento di alta intesa politica. Come riportato direttamente sul sito della Camera, il protocollo siglato con un paese prevede, di norma: “la costituzione di apposite Commissioni o Gruppi di collaborazione parlamentare, composti da parlamentari di ambedue le Assemblee designati dai rispettivi Presidenti. La Presidenza di tali organi è affidata ai Vicepresidenti, ai membri dell’Ufficio di Presidenza, ai Presidenti di Commissione o ad altri parlamentari di riconosciuta autorevolezza. (…) Tali organi si riuniscono periodicamente ed alternativamente presso una delle due Assemblee firmatarie del relativo Protocollo, al fine di discutere questioni di comune interesse. La scelta dei temi ricade su argomenti legati all’attualità politica e legislativa, sia interna che internazionale”. Non dimentichiamo poi la storica visita del Ministro degli Esteri Emma Bonino in Iran lo scorso  dicembre, la prima di un capo della diplomazia italiana dopo dieci anni e la prima di un capo della diplomazia europea dall’elezione del presidente Hassan Rohani lo scorso 14 giugno. Un viaggio che testimonia la voglia da parte dell’Italia di vincere la gara di “amicizia e collaborazione” con l’Iran, prima ancora degli altri paesi europei. “ Sono qui per onorare l’impegno preso da me e Zarif con lei e Letta all’assemblea generale dell’Onu a New York a rafforzare i rapporti e il dialogo tra Italia e Iran”, ha detto Bonino al presidente in quell’occasione.I rapporti privilegiati di collaborazione tra i due paesi affondano le loro radici in tempi non recenti. Ricordiamo infatti che il 3 agosto del 1957 l’ENI di Enrico Mattei firmò con la NIOC (National Iranian Oil Company) un accordo rivoluzionario, che prevedeva importanti novità. Prima fra tutte il fatto che l’ente italiano diventava destinatario di una quota di profitto inferiore a quella spettante fino a quel momento alle altre compagnie petrolifere straniere operanti nel paese. L’ENI avrebbe ricevuto il 25% del guadagno, anziché il 50%. Tale contratto rappresentò la possibilità per l’Italia di competere con i colossi anglo-americani e di confermare la sua presenza nel paese mediorientale, all’epoca sotto il regno dello scià di Persia M.R. Pahlavi, con il quale Enrico Mattei mantenne anche un carteggio personale. Oggi, con l’elezione del pragmatico Rohani, una nuova stagione di dialogo sembrerebbe ormai saldata e destinata a rinvigorire tanto le relazioni economiche, quanto quelle culturali. Presto però i due paesi dovranno necessariamente dialogare su una questione fondamentale: quella dei diritti umani in Iran. E’ impensabile che la Bonino, storica rappresentante del Partito Radicale, taccia a lungo su questo punto. Se invece così fosse, saremmo costretti ad ammettere per l’ennesima volta che la Realpolitik vince sempre su tutto, ideali compresi.

 

Silvia Di Pasquale

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