Konstantin. L’editto di Costantino 1700 anni dopo.Nel segno di Cristo

z1Come spesso (anzi sempre) accade, gli Antichi ci hanno preceduto di parecchi secoli. Infatti, benché spesso si parli del suo imperialismo aggressivo e della società schiavista, l’Impero Romano è stato uno degli esempi di convivenza di popoli e culture più riusciti della storia. Uno dei capisaldi della tradizione romana era la religione, vero e proprio strumento istituzionale con una rilevante importanza per la coesione sociale dello Stato. Per questo, quando nacque la fede cristiana, essa fu ferocemente perseguita dall’Impero come minaccia alla sua stabilità politica e per questa ragione assume una portata storica eccezionale l’emanazione, nel 313 d.C., del cosiddetto editto di Costantino. Il nuovo princeps celebra la vittoria a Ponte Milvio senza salire al Campidoglio, sede del tempio più sacro ai Romani, quello di Giove Capitolino. È la prima volta che un imperatore non compie i tradizionali sacrifici agli dei. Nel gennaio del 313, poi, Costantino e il suo omologo d’Oriente Licinio, incontratisi a Milano per le nozze tra i rispettivi eredi, firmano il famoso documento, che riconosce il Cristianesimo come religio licita, sancendo anche la restituzione dei beni confiscati alla Chiesa. Tali sono le conseguenze sulla vita religiosa dell’Impero da rendere quella data fondamentale nella storia dell’Occidente. Il documento è passato alla storia anche con il nome di Editto di tolleranza o Rescritto di tolleranza ed è appunto questa la parola chiave per comprenderne la valenza straordinaria. La concessione della libertà di culto è una tappa fondamentale nella storia del progresso umano. L’imperatore cerca di percorrere la via istituzionale non attraverso la coercizione, ma con il dialogo. A questi eventi eccezionali è dedicata la mostra in programma in questi giorni ai Mercati di Traiano, che vede la collaborazione tra Roma Capitale, l’Ambasciata di Serbia a Roma e l’Ambasciata di Serbia presso la Santa Sede. In esposizione un consistente numero di opere dell’artista serbo Velijko Mihajlović, consistente in 49 acquetinte tratte dal meraviglioso ciclo di 80 lavori del 2012 intitolato Costantino ed Elena. Mihajlović rappresenta i due grandi personaggi ispirandosi agli affreschi contenuti nelle chiese e nei santuari da lui visitati in Serbia, Italia, Grecia, Albania, Macedonia, Montenegro, Romania ed Ungheria. La madre e il figlio così rappresentati incarnano una visione unitaria della fede, intesa come intima contemplazione; si tratta, cioè, di opere che non hanno bisogno di essere interpretate, ma semplicemente ammirate esaurendo nella contemplazione tutto ciò che c’è da vedere e da capire. Continuano dunque gli scambi culturali tra Italia e Serbia, che trovano sempre maggiori punti di contatto e di evoluzione reciproca. Un dialogo che ha visto negli ultimi anni il paese balcanico sempre più attivo nel proporre i suoi artisti contemporanei offrendo la possibilità di far conoscer la storia della propria nazione che ha dato i natali, oltre che a Costantino, anche ad altri 15 imperatori romani.

 Box informazioni:

Konstantin. L’editto di Costantino 1700 anni dopo

Roma, Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali   Via Quattro Novembre, 94

dal 29 novembre 2013 al 12 gennaio 2014

info:  tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)

           www.mercatiditraiano.it     www.zetema.it

 

Patrizio Pitzalis

 

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