La lingua italiana, questa sconosciuta

Stando ai risultati di un’indagine del Programma per l’International Student Assessment (PISA), iniziativa promossa dall’Ocse al fine di valutare in tutto il mondo il livello di istruzione degli adolescenti, un ragazzo italiano su cinque ha seri problemi con la propria lingua madre. 3rev121383(1)-oriL’allarmante fenomeno, come ha spiegato lo storico della lingua Luca Serianni in un’intervista al quotidiano La Repubblica, non risulta essere uniforme sul piano geografico e sociale: notevole e preoccupante è infatti il divario tra i licei del Nord-Est e gli istituti professionali del Mezzogiorno.Al di là della differente distribuzione sul territorio nazionale, nel concreto la non conoscenza della lingua dei più giovani si palesa in situazioni abbastanza comuni e pratiche. Anzitutto, un numero considerevole dei ragazzi ha serie difficoltà nel cogliere la pluralità dei registri linguistici utilizzata negli articoli di giornale e quindi, di conseguenza, rimangono loro interdetti i tagli espressivi, sottesi, di chi scrive; ancora, grandi ostacoli alla comprensione risultano essere le parole astratte così come quelle di uso poco comune. Sono inoltre tanti i ragazzi delle superiori che non riescono a comprendere e far proprie argomentazioni di articoli di giornale le quali attingono al vissuto comune o a situazioni di importanza nazionale ed estera notevoli.Ad ogni modo, al di là della questione meramente linguistica, c’è da sottolineare che sempre meno giovani leggono quotidiani, riviste di approfondimento o semplicemente libri; colpevole in primis, dunque, una diffusa mancanza d’abitudine alla lettura ed all’approfondimento del contemporaneo, del mondo reale concreto. I mezzi di informazione dei giovanissimi, infatti, rimangono essenzialmente quelli sponsorizzati dai social network, che sono di fatto, molto spesso, fonti di malintesi in quanto veicolano false notizie.A scuola molti insegnanti insistono sull’ortografia eppure vi è un’altra problematica ancora più importante che non va affatto sottovalutata: si tratta della violazione della coerenza testuale, ossia l’incapacità di argomentare pensieri, la quale è di fatto strettamente connessa alla padronanza della propria lingua. La conoscenza della lingua è il presupposto fondamentale che permette di esser padroni delle risorse espressive adeguate e necessarie all’esposizione ed al rafforzamento delle proprie opinioni. Nei temi scolastici di argomento sociale così come anche in quelli intimistici abbondano  frasi prive di senso compiuto: non solo, dunque, errori sintattici e lessicali ma anche incapacità di esprimere logicamente, coerentemente il proprio punto di vista e farlo capire agli altri.A scuola si insiste in maniera sterile e spesso poco produttiva sulla grammatica: a cosa serve distinguere complemento d’agente e di causa efficiente, si domanda giustamente il già citato Serianni, se vi sono carenze di fondo nella componente semantica, se la padronanza lessicale vacilla? Molti giovani dei licei vengono quotidianamente bombardati di nozioni di analisi logica quando poi, nell’operazione di traduzione, hanno seri problemi a riformulare correttamente in italiano le frasi. Inoltre, va menzionato un dogma troppo spesso dimenticato: scrivere bene ha come presupposto il leggere bene. E allo studio della letteratura andrebbe affiancata la visione quotidiana di riviste che permettano l’acquisizione di una visione della società e del mondo a 360 gradi così come una certa capacità abitudinaria di comprensione e formulazione di pensieri complessi.Il quadro della situazione è abbastanza agghiacciante ma puntare sempre il dito interamente contro questi adolescenti di oggi, svogliati e poco interessati, sarebbe una soluzione troppo semplicistica, nonché peccherebbe di generalizzazione pura. La cultura e la conoscenza non sono doti innate ma vengono inculcate dagli ambienti principali di educazione, quali la famiglia e la scuola. Se molti ragazzi di oggi sono svogliati, forse, è perché chi avrebbe dovuto fornire loro stimoli non lo ha fatto correttamente. Prendere atto, dunque, di un problema, lamentandosi, senza magari correre ai ripari,  equivale a criticare un circolo vizioso in cui si è capitati, ma nel quale, tuttavia, vi si rimane perché è comodo. Cerchiamo piuttosto di farlo nascere e coltivare questo interesse, magari facendo avvicinare questi ragazzi, se possibile fin da piccoli, alla lettura, alla scrittura, alla cultura, chiaramente non lasciandoli indietro coi tempi e facendo in modo che possano anche darsi a quelli che sono i mezzi di intrattenimento di oggi e del futuro, in primis il web, però con moderazione, intelligenza e supervisione. Ciò spetta, per l’appunto, alla famiglia, costantemente, ed alla scuola, i luoghi essenziali di formazione della cultura e dell’individualità. Diamo una mano a questi ragazzi che, inesperti, si affacciano al mondo. E facciamolo a partire dallo studio felice, costante e meticoloso della propria lingua, l’unico strumento per capire ed esprimersi, conoscere e conoscersi.

 

Michela Graziosi

 

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