La nostra storia. Sessant’anni dell’Italia e del mondo attraverso le foto dell’Espresso

Non accontentarsi del primo sguardo e del punto di vista tradizionale

Una donna completamente nuda, incinta e crocefissa come Gesù Cristo, la pelle chiara, il cui biancore è interrotto solo dall’ombra dei capelli corvini e del pube, nella luce livida è una figura drammatica e dolce contemporaneamente. Quest’immagine sconcertante era la copertina dell’Espresso del 19 gennaio 1975 e il titolo era “Aborto: Una tragedia italiana”. Come prevedibile, fu una vera e propria bomba lanciata nel groviglio del dibattito di quegli anni sull’argomento, in un’Italia clericale, arretrata e democristiana; l’Italia del governo Moro, dell’arresto del Segretario Spadaccia e delle perquisizioni nelle redazioni. Era l’inizio di una stagione di cambiamenti sociali, che avrebbero portato alla legge 194 del 1978, con la quale l’aborto veniva legalizzato, provvedimento difeso poi dal referendum del 1981. La fotografia, naturalmente, è vera (all’epoca non esistevano programmi come Photoshop) e, con essa, il direttore del settimanale Livio Zanetti e l’editor fotografico Franco Lefèvre dimostrarono un coraggio da leoni e in cambio ebbero moltissime critiche. La battaglia contro l’aborto clandestino, così come quella a favore del divorzio, sono esempi evidenti dello spirito combattivo e fiero dell’Espresso negli anni Settanta. Quella copertina entrò di diritto nella storia del giornalismo d’inchiesta e di denuncia. Tutto questo e molto altro ancora è offerto dalla mostra in programma al Complesso del Vittoriano, dedicata ai sessant’anni del fortunato magazine, inaugurata il 2 ottobre, proprio nel giorno, del 1955, in cui uscì il primo numero. Il curatore è Bruno Manfellotto, che ha organizzato il materiale in otto stanze tematiche, sfruttando l’enorme mole di documenti: copertine, disegni, bozzetti, rintracciati da Tiziana Faraoni, dell’archivio storico del giornale. Largo spazio è dedicato ai filmati tematici, provenienti dalle Teche Rai, e alle video-interviste dei protagonisti della storia del settimanale, dai fondatori Arrigo Benedetti e Eugenio Scalfari a Roberto Saviano, da Alberto Moravia a Goffredo Parise e Giorgio Bocca. Non mancano le copertine più “forti” e famose, quelle dedicate all’onnipresente mafia, al vampiresco Andreotti, ai Kennedy, a Craxi e Berlusconi, alla tragedia delle Torri Gemelle. Tante sono le immagini celebri e scottanti ma molto presente è anche il giornalismo di scrittura e gli scrittori prestati al giornalismo. Scorrere l’elenco dei grandi che hanno lavorato per l’Espresso è incredibile. Moravia fu mandato a Houston, per documentare l’avventura lunare dell’Apollo 11, Umberto Eco parlò di pornografia, Pier Paolo Pasolini spiegò cosa pensava del rapporto tra studenti e poliziotti, David Grossman raccontò l’Intifada e Tiziano Terzani la dittatura di Pol Pot, lo psicanalista Cesare Musatti illustrò ai lettori perché è importante ridere. Una vera carrellata d’istantanee, fotografiche o narrate, di come il paese, il mondo e noi siamo cambiati, un modo perfetto per testimoniare la passione e il cuore di chi indagò e faticò, scrivendo la verità e permettendo a tutti di leggerla. Un’esposizione preziosa, dedicata a un’istituzione italiana, assolutamente imperdibile per chi voglia uno sguardo obiettivo e sincero sul mondo che ci circonda.

 

Box informazioni:

La nostra storia. Sessant’anni dell’Italia e del mondo attraverso le foto dell’Espresso            

Roma – Complesso del Vittoriano, Ala Brasini (Via di San Pietro in Carcere)

Dal 2 ottobre al 27 novembre 2015

Info: 06 6780664 – 6780363

museo.vittoriano1@tiscali.it

Patrizio Pitzalis

Un momento dell'inaugurazione al Vittoriano della mostra ''La Nostra Storia'', 60 anni dell'Italia e del mondo attraverso le foto de l'Espresso, Roma, 2 ottobre 2015. ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Un momento dell’inaugurazione al Vittoriano della mostra ”La Nostra Storia”, 60 anni dell’Italia e del mondo attraverso le foto de l’Espresso, Roma, 2 ottobre 2015. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares