Quando un giovane ventottenne come me, laureato in campo umanistico, si affaccia al mondo del lavoro dopo brevi esperienze auto-concludenti e viaggi all’estero “per imparare le lingue”, non è facile decidere che strada intraprendere. La soluzione può essere quella di “attualizzare” le proprie conoscenze, cioè renderle funzionali al contesto socio-economico contemporaneo. In quest’ottica, decisi di iscrivermi, nell’ottobre 2014, al master universitario “Esperti in politica e in relazioni internazionali”, al fine di apprendere rudimenti di economia internazionale e diritto comunitario, contestualmente a un “ripasso” della storia delle relazioni internazionali.Ben presto, però, mi resi conto che anche tale percorso didattico poteva dimostrarsi poco professionalizzante. Decisi quindi di affiancare allo studio un’attività “pratica” che rimanesse all’interno del contesto internazionale che avevo scelto di percorrere. Mi sono così avvicinato, tramite TIA FORMAZIONE INTERNAZIONALE, alla “progettazione europea”, di cui in precedenza quasi ignoravo l’esistenza. Alcune semplici considerazioni mi spinsero a intraprendere questo percorso. Mi chiedevo, infatti, in che modo fosse possibile operare all’interno dell’Unione Europea, cornice istituzionale oramai sempre più necessaria, intraprendendo un’attività che potesse rispondere a un’esigenza professionale personale e al contempo stimolare e supportare lo sviluppo comunitario e la crescita economica e sociale dei giovani europei. Mosso da queste semplici considerazioni, ho iniziato il mio tirocinio formativo presso TIA con i seminari del 17 gennaio sul programma Horizon 2020 (docente R. Chelli) e del 24 gennaio sui programmi Erasmus plus, Creative Europe e Europe for citizens (docente G. Giampieri), attraverso cui mi proponevo non solo di constatare la natura dei programmi europei per il settennato 2014-2020, ma anche confermare le mie personali intuizioni. Il riscontro è stato positivo. Grazie, infatti, alla grande competenza e professionalità dei docenti mi è stato possibile comprendere la struttura dei programmi europei, le fasi e le strategie da attuare quando si lavora a un progetto e quali sono le problematiche e le tecniche applicabili per una buona riuscita del lavoro. Ciò che mi ha maggiormente colpito, però, è stata la consistente presenza di giovani agli incontri e la fase di simulazione progettuale, nella quale è stato chiesto ai partecipanti di immaginare un possibile “canovaccio” di progetto. Questi due elementi hanno rafforzato quelle che erano le mie ipotesi e “speranze” di partenza: la progettazione europea è soprattutto un’attività che può essere intrapresa da giovani (e per i giovani) che desiderino essere soggetti attivi all’interno delle strategie di sviluppo dell’Unione Europea. Essa richiede non solo una grande capacità tecnica e professionale, acquisibile mediante una lunga esperienza sul campo, ma presuppone anche doti di dinamismo, creatività e capacità immaginativa, che a mio parere sono indispensabili per chi voglia svolgere un’attività che coinvolga pienamente le personali attitudini lavorative e umane. La stessa eterogeneità e onnicomprensività dei programmi europei per i prossimi anni pare confermare la mia opinione, comprendendo ricerca e innovazione, cultura e agenda digitale, istruzione, piccole e medie imprese. Insomma, lo spazio c’è per tutti quelli che vogliano mettersi in gioco e cooperare alla formazione di un’Europa migliore, più coesa e che possa effettivamente essere considerata la casa comune della nostra e delle future generazioni.
Ivan Rotunno