LA ROMA DI GIOVANNI PRINI La prima “mappa personale”

 

thumbnail_giovanni-prini-1Dal 21 dicembre 2016 al 26 marzo 2017, la Galleria d’Arte Moderna di Roma ospita Giovanni Prini. Il potere del sentimento, a cura di Maria Paola Maino. La mostra, organizzata da Zètema Progetto Cultura, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Archivi delle Arti Applicate italiane del XX secolo, illustra, con una ampia e variegata selezione di 130 opere, la lunga vicenda biografica e artistica dello scultore, pittore, decoratore, illustratore Giovanni Prini (Genova, 1877 – Roma, 1958).

Prini, genovese di origine e formazione, nel 1900 si trasferisce a Roma, dove, insieme alla moglie, la poetessa e pittrice Orazia Belsito, apre la propria casa-studio di via Nomentana ad amici, giovani intellettuali e artisti, tra cui figurano Sibilla Aleramo, Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Duilio Cambellotti, Sergio Corazzini, Antonio Maraini, Cipriano Efisio Oppo, Gino Severini, Ettore Ximenes. Punto di partenza del percorso espositivo è proprio il “salotto Prini”, rievocato dai mobili e dai ritratti di Orazia, realizzati dall’artista stesso, e da opere di alcuni fra i suoi più assidui frequentatori. Vi compaiono un Nudo di Cambellotti (1904), un Autoritratto (1904) e la Ragazza in blu (1905) di Severini, la Ballerina di Sironi (1916) e Nello specchio (1903) di Balla, un olio inedito raffigurante, per l’appunto, una delle riunioni nel suddetto “salotto”.

A seguire, si incontrano i primi lavori romani: piccoli bronzi dedicati a gruppi di malinconici bimbi, che attestano l’adesione dello scultore alle tematiche del socialismo umanitario e che furono bene accolti dalla critica. Ma il successo sarebbe venuto un decennio più tardi, grazie al fregio del pronao della Galleria d’Arte Moderna di Roma, L’artista e le battaglie artistiche o Peana dell’Arte (1911), con cui Prini assurse a una notorietà che gli avrebbe fruttato successivamente la commissione di moltissime opere pubbliche. Tra queste ricordiamo, a Roma, il gruppo bronzeo del fonte battesimale nella chiesa di Sant’Eugenio e la Pietà, nella cripta della Chiesa della Divina Sapienza (alla Università “La Sapienza”), e, a Sanremo, una fontana luminosa (con una grande “M” di dedica a Mussolini, che venne poi distrutta). Oltre alla produzione maggiore dell’artista (sculture, ma anche dipinti a olio e disegni), la mostra comprende inoltre lavori che ne testimoniano l’intensa attività nell’ambito delle arti applicate.

Infatti, dopo aver sottoscritto il manifesto di Galileo Chini “Rinnovando rinnoviamoci” (1917), ad esse dedicate, nel 1919 Prini diviene il direttore della fabbrica di giocattoli “SFAGI” di Roma, dandosi alla creazione di giocattoli, mobili e soprammobili in ceramica, che presentò in diverse rassegne nazionali e internazionali, come l’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Monza (1923), la Biennale di Venezia (1930) e la Quadriennale di Roma (1948).

Un’ultima sezione si avvale di schizzi e disegni preparatori, fotografie e lettere che ricostruiscono la fitta rete di relazioni tra i coniugi Prini e molti importanti uomini di cultura. Un dettagliato itinerario di grafiche, infine, pone in luce il rapporto dell’artista con la città di Roma.

Box informazioni:

Giovanni Prini. Il potere del sentimento

(21 dicembre 2016 – 26 marzo 2017)

Galleria d’Arte Moderna di Roma

Via Francesco Crispi 24, Roma

Mar – Dom 10.00 – 18.30

Lunedì chiuso

www.galleriaartemodernaroma.it

www.zetema.it

www.museiincomune.it

Giada Sbriccoli

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