E’ stata ricostruita, con i mobili originali, la stanza che ha visto nascere molti dei capolavori della scrittrice. Una scrivania, la macchina per scrivere l’ultima stesura di “aracoeli” e i quadri del pittore americano Bill Morrow che la scrittrice ha sempre tenuto nel suo studio e utilizzato per alcune copertine dei suoi libri.
In questo viaggio nell’officina creativa di Elsa Morante anche la biblioteca personale, la sua collezione di dischi, i ritratti della scrittrice ad opera di Carlo Levi e di Leonor Fini, una scelta dei suoi manoscritti che si possono sfogliare attraverso formati digitali, video e apparati multimediali in cui si vede, fra l’altro ‘Elsa Morante’, il film documentario di Francesca Comencini e l’acquisizione del carteggio di oltre 6000 lettere. Grazie alla generosità degli eredi, il nipote Daniele Morante e Cecchi, e a tante altre donazioni si è potuto ricreare le suggestioni dello studio dell’artista.
Una vita non facile, quella della Morante, culminata col tentato suicidio come in un feuilleton letterario che si rispetti, nonostante il talento letterario e il successo, mutuato dall’aura moraviana prima di vivere di luce propria, e culminato con lo Strega del ‘57. L’autrice resta una personalità controversa, dalle molteplici sfaccettature, come si conviene a una grande interprete del ‘900 italiano. È a buon diritto, dunque, che la Biblioteca Nazionale di Roma conserva l’archivio della scrittrice romana. Progetto che è insieme una doppia esposizione permanente e un incubatore culturale volto a riscoprire i fondi archivistici della biblioteca e i grandi della nostra letteratura.La seconda sala, ‘900 in 8 tempi, è un percorso espositivo su poeti e scrittori che hanno segnato il XX secolo da cui prende il via una serie di mostre sulla letteratura contemporanea. Protagonisti Pirandello e D’Annunzio, il Futurismo, Ungaretti e Montale, i Novissimi, con le prose sperimentali di Elio Pagliarani, Alfredo Giuliani, Edoardo Sanguineti, Nanni Balestrini e Antonio Porta, fino ai grandi della seconda metà del secolo, Pasolini e Calvino. Un percorso in una realtà complessa quale il Novecento letterario italiano, dunque, disomogeneo al punto da annoverare figure controverse, come il vate combattente, fino agli ultimi mostri sacri con cui si conclude il secolo letterario italiano. E non è un caso, forse, che l’anno in cui scompare Calvino, l’85, sia lo stesso della morte della Morante. A unire storie e percorsi tanto diversi il filo rosso dei lasciti custoditi nella Nazionale, dai manoscritti dannunziani ai taccuini segreti pirandelliani; da autentici reperti d’arte, quali il libro imbullonato di Fortunato Depero e la litolatta di Tullio d’Albisola, ai dattiloscritti del ricco archivio pasoliniano.Si tratta di tesori che la biblioteca vuole valorizzare per dimostrare quanto di ancora vivo e vitale vi sia nella nostra letteratura recente, nell’era della fine del libro e della morte della cultura occidentale. Spazi 900 vuole essere la biblioteca del paese, la sua identità, legata al ‘900, intende rappresentare la cultura italiana senza preclusioni, e nello specifico la sua letteratura. La biblioteca conserva i manoscritti dei principali autori. L’idea è stata dunque di costituire un luogo dove i visitatori, semplici curiosi, possano farsi un’idea del nostro patrimonio anche attraverso l’oggetto libro. La parte più importante è l’eredità di Elsa Morante.
Anna Germano