Un libro può rappresentare lo spunto per riscoprire una tra le attrici più brave ed acclamate del cinema italiano. Il saggio di Matilde Hochkofler, Anna Magnani (editore Bompiani), è una documentata biografia della vita della Magnani, che si avvale della collaborazione di Luca Magnani, detto Cellino, il figlio di Anna. Nelle pagine del saggio della Hochkofler scopriamo come l’attrice abbia sempre sofferto del fatto di essere stata abbandonata dalla madre quand’era bambina. Nata nel 1908 da una ragazza madre, che era poi scappata ad Alessandria d’Egitto per sfuggire allo scandalo dell’aver messo al mondo una figlia senza padre, Anna viene affidata alle cure dei nonni. Sin da piccola mostra di avere un carattere indomito. Si iscrive al liceo, poi al Conservatorio e infine alla Reale Scuola di Recitazione Eleonora Duse. Lì capisce che la recitazione è la sua strada. Non finisce neanche il suo percorso di studi che a 19 anni debutta al Teatro Manzoni con la Compagnia Drammatica Italiana di Dario Nicodemo. Da quel momento in poi la sua carriera è inarrestabile. Interpreta con maestria sia ruoli drammatici sia ruoli comici. In quegli anni incontra anche quello che sarà il grande amore della sua vita: il regista Goffredo Alessandrini. Lui le farà scoprire il cinema e le pene d’amore, perché è un donnaiolo della prima ora. A causa dei continui tradimenti il matrimonio – si erano sposati nel 1935 – naufraga. Rimarranno però amici per tutta la vita. Dopo qualche anno si lega a Massimo Serato, un attore molto più giovane di lei, dal quale nel 1942 avrà il suo primo ed unico figlio, Luca. Anche la relazione con Serato finisce male. Nel frattempo però arriva la grande occasione della sua vita, precisamente nel 1945 quando recita in Roma Città Aperta di Roberto Rossellini. Dall’incontro con il grande maestro non nasce soltanto un film destinato a rimanere nella storia del cinema ma anche una storia d’amore breve e tormentata. Ad unirli c’è un elemento comune, vale a dire il dolore per la sorte dei propri figli. Rossellini ha appena perso un figlio per un attacco di appendicite. Anna ha da poco scoperto che Luca è malato di poliomelite. Combatterà come una leonessa per far sì che il figlio abbia una vita normale, ma la sua malattia la segnerà per sempre, come accadde con il dolore causatole nell’infanzia dall’assenza della madre. La carriera invece procede a gonfie vele ed ecco che la ritroviamo in Bellissima, un capolavoro firmato Luchino Visconti, che di lei dirà: “Anna è come un cavallo di razza. Bisogna tenerlo chiuso nel suo box fino all’ultimo momento, che non sappia nulla e non veda nulla, e intanto gli si deve preparare una pista perfetta. Al momento della corsa si può lasciarlo andare a briglia sciolta. Vincerà di sicuro”. E in effetti vinse perché la presentazione di quel film, avvenuta a New York nel 1953, suscitò l’entusiasmo di registi, attori e giornalisti. Lì le si aprirono le porte del cinema americano. Recitò nel 1955 al fianco di Burt Lancaster in La rosa tatuata di Daniel Mann. Quel film le valse l’Oscar nel 1956 ed un primato: lei fu la prima attrice italiana ad ottenere il riconoscimento più ambito del cinema. Interpretava un personaggio femminile intenso (Serafina) parlando del quale la Magnani dirà parole significative sul lavoro di attrice:“Sarò presuntuosa ma io non credo di recitare. Io non recito. Recito male se provo a recitare. Vivo quello che faccio o credo di viverlo, che è lo stesso”. Un’altra tappa fondamentale è rappresentata dal film di Sidney Lumet, Pelle di serpente, del 1960. Qui incontra e si scontra con un altro gigante del cinema, Marlon Brando. Se ne innamorare senza essere corrisposta. Ci sarà dopo Mamma Roma (1962) di Pasolini, il ritorno in teatro, e un piccolo cameo in Roma (1972) di Fellini, anche se la Magnani è ormai stanca e molto delusa dalla vita e dagli uomini. Morirà il 26 settembre del 1973. Della morte soleva dire: “Quello che mi atterrisce è di sparire da un momento all’altro, improvvisamente, senza essere riuscita a sapere chi era veramente la Magnani, o meglio chi era la piccola Anna”.