L’arte di Morandi tra pittura e filosofia in mostra al Vittoriano

Dal 28 febbraio al 21 giugno il Complesso del Vittoriano di Roma ospita un’imperdibile mostra dedicata a Giorgio Morandi. Nelle sale del Vittoriano si vive un’esperienza percettiva, oltre che artistica, davvero unica ed in linea con i desiderata dell’artista, la cui ricerca si concentrò infatti sulla rappresentazione mentale degli oggetti della vita quotidiana.Natura-morta_GAM-1000x600 1932

 

 

“Credo – scrisse Morandi – che nulla possa essere più astratto, più irreale, di quello che effettivamente vediamo. Sappiamo che tutto quello che riusciamo a vedere nel mondo oggettivo, come esseri umani, in realtà non esiste così come noi lo vediamo e lo percepiamo”. Il visitatore si avvicina all’opera del grande maestro bolognese grazie ad un percorso sia cronologico che tematico. Della ricca produzione morandiana sono esposti più di 100 dipinti ad olio, 15 disegni, 15 acquerelli, 29 incisioni, 9 lastre di rame, molte lettere e due documenti video della Rai. L’influenza delle avanguardie artistiche del Novecento, dal cubismo al futurismo passando per Valori Plastici, è evidente nella prima fase della sua produzione. A partire dagli anni Venti, tuttavia, svilupperà temi e tecniche assolutamente originali. Il suo obiettivo, peraltro pienamente conseguito, fu quello di “toccare il fondo” per cogliere “l’essenza delle cose”. L’attenzione ai colori e alle forme geometriche è funzionale all’esplorazione e alla rappresentazione delle forme primigenie della realtà, quelle che Platone chiamava ‘eidos’, vale a dire le forme pure universali che rendono pensabile il reale. L’affievolirsi della antinomia mentale-reale nel susseguirsi per tre decenni di nature morte, conchiglie, paesaggi e fiori corrisponde, in effetti, ad una precisa scelta filosofica. L’invito è dunque a guardare con occhi diversi alla realtà che diamo per scontata poiché – amava ripetere – “non vi è nulla di astratto; per altro ritengo che non vi sia nulla di più surreale, nulla di più astratto del reale”. Sebbene i temi della sua pittura fossero pressoché sempre gli stessi, fatta eccezione per un autoritratto giovanile, negli anni della seconda Guerra mondiale emerge una sorta di malinconia nei ritratti degli assolati paesaggi di Grizzana e del Cortile di via Fondazza a Bologna, sede del suo atelier. Tra gli anni Quaranta e Cinquanta amò concentrarsi sui fiori raggiungendo vette di perfezione stilistica non meno intense di quelle realizzate con le celebri bottiglie. La lezione di Morandi è racchiusa nella serietà della ricerca e in un minimalismo ante litteram di cui fu esteta e teorico consapevole.

 

Pasquale Musella

 

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