a cura di Federica Gualtieri
“Le mattine dieci alle quattro” è un orario in cui la maggior parte delle persone riposano o rientrano da una notte brava nella grande città.
Per altri, invece, è il momento in cui la giornata, nonostante sia ancora notte e la temperatura non sia ancora stata scaldata dal sole, prende regolarmente inizio alla fermata dell’autobus per andare a lavoro.
Un lavoro che è in nero, non assicurato, sfruttato, non riconosciuto, ma che, nonostante ciò, costituisce un qualcosa a cui tenersi aggrappati per sopravvivere senza averne la giusta tutela nella sopravvivenza stessa.
Tre ragazzi, con tanta voglia di vivere – solo apparentemente spenta nell’anonimato in cui si sentono vivere – , con sogni e ideali, con tanta voglia di amore e di calore, hanno un appuntamento fisso alla fermata dell’autobus, il mezzo di trasporto che più che condurli, sembra quasi inghiottirli.
Unico momento di socializzazione, quei dieci minuti di attesa sotto la pensilina sono il loro angolo di scherzi, di battute, di ricordi, di confidenza, di amicizia durante tutta la giornata, al punto che diventa quasi un momento di desiderio da non vedere l’ora che arrivi l’indomani “ore dieci alle quattro am”.
Personaggi che sono collocati ai margini della città e della vita ordinaria di ciascuno di noi, ma che esistono, vivono, sognano, si arrangiano, sottostanno alla dura legge della sopravvivenza, schernita, forse per edulcolarla un pò, da racconti che si fanno beffa di tutto ciò che li circonda.
La tenera storia d’amore che nasce, e l’impossibilità improvvisa di viverla, rendono bene in un attimo la tragicità, fino ad allora velata ed intrecciata ad una comicità semplice e pura resa bene anche dal dialetto di borgata, di un’esistenza precaria, invisibile ed indifferente agli occhi di questa nostra società.
Luca de Bei con la semplicità della familiarità e dello scrutare dal di dentro l’avvicendarsi della vita di coloro che lavorano in nero e delle morti bianche (a differenza della fredda cronaca giornalistica che sembra impegnata solo ad avvertirci di un numero in più nei casi di incidenti sul lavoro), ci fa sentire vicini e quasi “amici” i tre protagonisti come se facessero parte della giornata di ciascuno di noi. Gli attori, Federica Bern, Riccardo Bocci e Alessandro Casula sono eccellenti. Federica Bern è teneramente e sofisticamente incantevole, divertente e struggente durante tutto lo svolgimento dello spettacolo.
Da non perdere.
Al Teatro Sala Uno di Roma dal 29 dicembre 2009 – 31 gennaio 2010
Scritto e diretto da Luca de Bei, con Federica Bern – Riccardo Bocci – Alessandro Casula
Costumi, Sandra Cardini
Scene, Francesco Ghisu
Luci, Alessandro Carletti
Suono, Marco Schiavoni